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Economia Argentina, i primi 100 giorni di Milei presentano luci e ombre

Sono passati alcuni mesi da quando Javier Milei è diventato presidente dell'Argentina. Personaggio deciso e controverso, Milei aveva promesso di risollevare l'economia argentina con ricette severe. Qual è il bilancio dei suoi primi 100 giorni di lavoro?

I primi segnali del nuovo corso sull'economia

argentina economiaNon si può negare che il "Trump argentino" abbia adottato una terapia d'urto. Il suo decretazo, nonostante il ridimensionamento voluto da una parte dello schieramento politico, ha prodotto un taglio feroce alla spesa pubblica. Tanto che a gennaio, per la prima volta dal 2012, l'Argentina un avanzo finanziario di quasi mezzo miliardo di euro.

Sicuramente i mercati hanno apprezzato questo primo segnale di ripresa dell'economia argentina, anche se la strada da percorrere è ancora molto lunga. Inoltre il costo sociale di questa misura è stato pesantissimo (tagli ai sussidi statali e più in generale per le sforbiciate alla spesa pubblica). Se prima il tasto di povertà era superiore al 40%, adesso questa quota è salita al 57%.

Il problema inflazione

Uno dei drammi dell'economia Argentina è l'enorme peso dell'inflazione, che nel 2023 ha chiuso al 211%. La maxi-svalutazione del Peso argentino (in un anno il cambio ufficiale USDARS è cresciuto di oltre il 300%, ma ormai gli istituti di cambio fanno scattare gli stop buy order sulla valuta statunitense) ha finito per spingerla addirittura al 276%, e questo ha acuito le difficoltà della popolazione.
Tuttavia si possono trovare degli spiragli di luce, visto che a febbraio c'è stato un rallentamento della corsa dei prezzi.

Popolazione e mercati

E fuori di dubbio che la terapia di Milei per risollevare l'economia Argentina qualche frutto lo sta dando. Anche per questo la luna di miele della borsa Argentina prosegue. L'indice Merval di Buenos Aires da metà dicembre ha guadagnato il 40% e le figure di continuazione tecniche confermano che i mercati sembrano nutrire fiducia nel nuovo presidente.
Discorso diverso però riguarda la popolazione, sulle spalle della quale ricadono quasi tutti i sacrifici, o quantomeno quelli maggiori.

Prospettive

I prossimi mesi ci diranno qualcosa di più riguardo all'efficacia della terapia di Miley sull'economia Argentina. Il nuovo presidente, oltre alla fiducia dei mercati, verrà agevolato anche da un pizzico di fortuna legato alla forte ripresa della raccolto agricolo, che consentirà di ridare slancio all'export del Paese e quindi di recuperare le riserve monetarie. Inoltre alcune multinazionali hanno fatto marcia indietro sull'ipotesi di cedere le loro attività nel paese. Anche questo è un segnale molto positivo.

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Economia argentina in crisi, ecco la ricetta del neopresidente Milei

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  • 11 Febbraio 2024

Quando ha vinto le elezioni presidenziali in Argentina, Javier Milei sapeva benissimo di aver ereditato una situazione assai pesante. L’economia argentina è in stagnazione, fortemente indebitata e senza possibilità di accesso al credito. Occorrono riforme strutturali importanti, anche se la priorità è evitare che l’inflazione vada totalmente fuori controllo.

Il quadro drammatico dell’economia Argentina

economia argentinaSecondo il Fondo Monetario Internazionale, l’economia argentina negli ultimi 12 anni non è cresciuta per niente. Per di più il prodotto interno pro capite è crollato, per via dell’incremento della popolazione e del tasso di cambio ufficiale fortemente sopravvalutato rispetto al dollaro americano.

Basta pensare che per convertire i propri pesos in dollari, gli argentini devono ricorrere al mercato parallelo, dove il tasso di cambio è il triplo di quello ufficiale e nessun broker affidabile ormai include il cambio USDARS tra quelli negoziabili.

La corsa dell’inflazione

Negli ultimi quattro anni il tasso di inflazione annuale è stato all’incirca del 60%. Quando verranno calcolati i dati finali del 2023, risulterà un indice dei prezzi al consumo superiore al 200% annuale.
Una discreta fetta della popolazione è al di sotto della soglia della povertà, mentre per via della gestione scriteriata delle precedenti amministrazioni, il Paese si è indebitato ad un livello che non è più sostenibile. Il vero problema tuttavia non è il deficit bensì come finanziarlo, anche perché gli investitori ormai non si fidano più.

Brutta gatta da pelare per Milei

Il primo passo che dovrà compiere Milei sarà quello di arginare la corsa dell’inflazione. La sua proposta per arrivare al deficit zero in un solo anno, è aumentare le tasse del 2% del Pil e ridurre le spese del 3% del Pil, tagliando i sussidi economici, gli investimenti in opere pubbliche, i trasferimenti discrezionali alle province, le spese operative, la spesa per pensioni e benefici pensionistici.

Nel frattempo il governo sta liberalizzando l’economia argentina, rimuovendo i controlli sulle importazioni ed eliminando gli inefficaci controlli sui prezzi. Ha poi svalutato il peso, portando il tasso di cambio ufficiale da 365 a 800 pesos per dollaro, in tal modo riducendo il divario tra il tasso ufficiale e quello parallelo.
A prescindere dal funzionamento di queste ricette, non sarà possibile rilanciare l’economia argentina con strategie a breve termine, serviranno ricette strutturali e questo richiederà molto tempo.

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Esce “Frieda”, il primo romanzo di Christophe Palomar, il gusto del secolo breve

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  • 5 Gennaio 2016

Frieda è un grande romanzo, in cui i protagonisti sono il secolo breve, un battito di ali in un racconto lungo come una vita, l’Europa, l’amore, l’Argentina…

Una lunga lettera in cui un figlio si confessa al padre, in cui il padre racconta al figlio. Un vero romanzo novecentesco in cui ad essere straordinaria è la pacata ingenuità con cui l’autore riesce a farci credere che esista ancora possibilità d’azione, di vita, d’amore…

Straordinario esordio per uno scrittore viaggiante che pare incarnare invece tutte le patologie dei nostri anni fluidi e irriconoscibili, in cui persino le lingue che parliamo ed il linguaggio che ci guida alla scoperta del mondo sembrano non tenere più il senso della realtà, di possesso della realtà, di scoperta della realtà.

Nella quarta di copertina si legge:

“Christophe Palomar viaggia da sempre per necessità, per obbligo e mai per piacere. Eppure, non potrebbe fare diversamente. Legge in spagnolo, pensa in francese e scrive in italiano, anche se per lavoro, usa il più delle volte altre lingue. Vive fra Miami, Trieste e Parigi. Frieda è il suo primo romanzo.”

Christophe Palomar è un personaggio, più che post moderno nell’esistenza e nella intertestualità, quanto novecentesco invece nell’impianto. Ed è in questo iato di durata secolare che matura Frida, decanta e sedimenta, restituendo però un personaggio di quelli che Genette avrebbe definito a tutto tondo, un personaggio vivo, esistente allo stesso modo in cui esistono i personaggi letterari, ultraesistenti, ultraletterari.

Sempre dalla seconda di copertina della bella edizione cartacea realizzata da un piccolo editore libraio milanese, Libreria Utopia, che siamo certi crescerà si legge:

“Di cosa parla Frieda? Ad esempio del tramonto dell’Austria Felix, dell’aristocrazia tedesca piegata dai nuovi poteri, ma anche dei bordelli di Napoli, del veleno di Capri, dei bassifondi del porto di Buenos Aires e del nazismo che avanza. Parla di vite travolte dalla Storia e disperse nelle pieghe del secolo breve. Frieda è Frieda von Richtofen, figlia di un ufficiale tedesco e cugina del Barone Rosso. Ma soprattutto è la musa e moglie di D.H. Lawrence. Per lui abbandonò i figli, subì pesanti accuse di spionaggio, con lui fuggì in Italia, dove lo ispirò, lo accudì e lo tradì. Grande seduttrice, è al centro della vita della più importante voce narrante del romanzo, Joachim von Tilly. Undicesimo discendente del conte von Tilly di Hannover, Joachim sembra destinato a seguire le orme paterne a capo delle acciaierie di famiglia…”

Colpito da Frieda quale testo anche teatrale (l’intero romanzo è scritto sotto forma di narrazione alla prima persona), l’attore Francesco Izzo Vegliante dà voce ai protagonisti con grande naturalezza e tocco struggente. Ritrovate le letture di Frieda su Facebook, Twitter e YouTube.

 

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Nel nome dello sport

Giovedì 21 febbraio, alle ore 18:30 presso la Libreria delle Moline – Bologna, i giornalisti sportivi Franco Esposito e Dario Torromeo presenteranno le loro ultime opere in una doppia presentazione all’insegna dello sport

La casa editrice Absolutely Free è lieta di invitarvi a un doppio evento tutto dedicato allo sport.
I giornalisti sportivi Franco Esposito e Dario Torromeo, moderati da Alessandra Giardini (Corriere dello Sport) e Stefano Semeraro (La Stampa), presenteranno le loro ultime due opere, l’antologia delle grandi famiglie dello sport italiano “Nel nome del padre, del figlio e dello sport” el’Argentina di “Monzon, il professionista della violenza”.

Da una parte, un secolo di sport in Italia scritto con il magico inchiostro delle grandi famiglie d’Italia. Nonni, padri, figli, fratelli, sorelle, nipoti. Cento anni di medaglie.

Imprese scolpite con lo scalpello del talento. Volontà, impegno, sacrificio, e il gran cuore italiano.

Cento anni d’Italia sul podio, da Nedo Nadi ad Aldo Montano, Stoccolma 1912-Londra 2012.

Olimpiadi, campionati del mondo, l’Europa al tempo del futurismo, dei primi apparecchi telefonici, dei Beatles e dei Rolling Stones, e di questi nostri tempi. L’Italia dei buoni sentimenti, terra e patria di meravigliosi atleti, e questa, oggi. Il romanzo dello sport italiano.

Dall’altra, Monzon: forte, spietato, addirittura cattivo. Colui che mise k.o. il mito di Nino Benvenuti, sconfisse Valdes, Griffith, Briscoe, Napoles, Bouttier. Nato povero, in una capanna, ha rischiato di morire bambino per una malattia devastante. Poi, ha scoperto che poteva fare soldi con la boxe ed è stato campione del mondo dal 1970 al 1977, quando si è ritirato. Ha sempre vissuto al massimo della velocità fino a quando non è stato ritenuto colpevole dell’omicidio dell’ultima moglie, Alicia Muniz. Un libro che racconta la storia dei match più importanti, gli anni della giovinezza, della maturità e l’Argentina tumultuosa di quegli anni.

L’incontro, che si terrà giovedì 21 marzo alle ore 18:30 presso la Libreria delle Moline in via delle moline 3, Bologna, vedrà la partecipazione dell’arbitro Angelo Poletti e del maestro Elio Ghelfi.

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I Salesiani nella Terra del Fuoco

I Salesiani nella Terra del Fuoco

Diretto da Salvatore Metastasio

Produzione: Naif Film

Durata delle riprese in Cile e Argentina: 20 febb-26 mar 2013.

Durata delle riprese a Torino, in Italia: una settimana.

Cast:

Nicola Bottiglieri: ideatore, voce narrante e intervistatore

Salvatore Metastasio: regia, operatore e montaggio

Don Francesco Motto: attività di pre-produzione, direttore di produzione

Diego Bottiglieri: attore, aiuto regia, luci

Alessandro Vantini: attore

Ufficio Stampa: Elena De Meo & Michele Sassano

Il 20 febbraio 2013 è iniziato il viaggio in Patagonia della produzione lucana Naif Film impegnata nelle riprese del documentario “I Salesiani nella Terra del Fuoco”.

 

Il  film, della durata di 50 minuti, vuole essere  una ricostruzione storica della presenza dei Salesiani nella Terra del Fuoco a cominciare dall’arrivo di Monsignor Giuseppe Fagnano nella Baia di San Sebastián.

Il documentario, pertanto, copre quel periodo storico che corrisponde alla fase pionieristica dell’Ordine, quando, seguendo i sogni di Don Bosco, i missionari si spingono fino alla fine del mondo per predicare il Vangelo.

Il film sarà anche l’occasione per “registrare” con rigore storico l’eroica, anche se sfortunata, azione Salesiana fra gli Indios della Patagonia meridionale e delle Isole Fueghine. Le stesse isole che, con altre finalità e conclusioni, aveva visitato qualche decennio prima Charles Darwin, il naturalista britannico, celebre per aver formulato la teoria dell’evoluzione delle specie. Il lavoro, infatti, si articola su duplice binario: quello missionario-salesiano e quello scientifico-darwiniano. I due percorsi si sviluppano con gli itinerari dei due attori protagonisti: Diego Bottiglieri che segue il cammino darwiniano iniziando il suo viaggio a Wlaia, luogo di incontro tra Darwin e gli Indios e proseguendo fino a Punta Arenas; Alessandro Vantini che, invece, ripercorre le tratte dove si sono dislocati i salesiani negli anni.

 

Il progetto contribuirà, il prossimo dicembre 2013, alle celebrazioni per il I centenario dell’innalzamento di una croce monumentale nella punta più meridionale della Patagonia, a capo Froward, un promontorio sullo stretto di Magellano. Verrà presentato in anteprima nel prossimo dicembre, contemporaneamente a Punta Arenas, in Cile, e a Torino, da cui partì il sogno della presenza salesiana fino al sud del mondo, fino alla città di Ushuaia (Terra del Fuoco) e ancora più a sud, all’isola, disabitata, di Capo Horn.

Elena De Meo

  Ufficio Stampa

Naif Film

www.naiffilm.org

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