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Scienza e Tecnologia

L’epilazione laser definitiva

L’epilazione laser rappresenta ciò che di più attuale l’estetica moderna può offrire nel campo della depilazione definitiva.

In Italia l’epilazione laser viene considerata una tecnica piuttosto recente, ma in realtà esiste fin dal 1990 e la sua sicurezza è riportata in diverse ricerche di dermatologia. La procedura è sicura e consente di eliminare la peluria per un lungo periodo di tempo.

Nella depilazione laser, il pelo non è strappato: la radice (o più precisamente il follicolo) è distrutto grazie al raggio laser. La sua lunghezza d’onda attacca esclusivamente il bulbo pilifero, senza deteriorare nessun’altra struttura della pelle.

Decisamente molto meno doloroso della cera a caldo e della ceretta araba, più efficace di creme depilatorie ed epilatori elettrici, la depilazione laser presenta una serie di vantaggi: oltre ad essere indolore infatti, favorisce una riduzione della quantità e del diametro dei peli, nonché una ricrescita lenta, se non addirittura inesistente grazie all’eliminazione totale.

Il laser è una sorgente di luce che, applicata al pelo, lo scalda in misura considerevole e in tempi brevissimi (frazioni di secondo); il calore si trasferisce per vicinanza al bulbo pilifero, che ne risulta danneggiato e non più in grado di produrre peli per un periodo molto lungo.

Purtroppo si riescono a danneggiare solo i bulbi piliferi in fase di crescita (anagen) e non tutti i bulbi piliferi presenti nella zona. Per questo motivo occorre ripetere le sedute ad una distanza variabile fra i 15 e i 30 giorni, in modo da colpire sempre una buona percentuale di peli in crescita.

La melanina, il pigmento responsabile del colore del pelo, assorbendo la luce prodotta dal laser si riscalda a più di 60 °C e distrugge il follicolo pilifero. Risultato: quest’ultimo non produce più peli.

Siccome il bersaglio del laser è la melanina, rispondono meglio i peli scuri rispetto a quelli chiari (di qui la necessità di non colorarli durante i trattamenti laser); siccome la Melanina è presente anche nella pelle, si ottengono minori complicanze su pelli chiare, rispetto a quelle scure (da qui la necessità di non intervenire quando la pelle è abbronzata per ridurre il rischio delle ipopigmentazioni cutanee). I risultati migliori si ottengono su peli scuri in pelli chiare.

La depilazione laser non funziona quindi sui peli biondi, bianchi o decolorati, cioè sui peli che non contengono melanina. È inoltre sconsigliato esporsi al sole dopo i trattamenti, per questa ragione sarebbe bene sottoporvisi nel periodo invernale evitando problemi e possibili controindicazioni.

La depilazione laser è divenuta popolare grazie alla sua velocità ed efficacia. Il numero e la durata dei trattamenti dipende dalla tecnologia laser utilizzata e dal fototipo personale.

L’epilazione laser è un trattamento che si può utilizzare in modo sicuro su viso, inguine, ascelle, braccia, petto, gambe, schiena e altre parti del corpo.

I trattamenti sono più lunghi per le grandi aree. L’epilazione laser completa delle gambe potrebbe richiedere fino a 8 trattamenti. Per zone piccole, potrebbero bastare 3–5 trattamenti. La zona più difficile da trattare è il viso.

Medestetique Epilcentre offre depilazione definitiva con laser a Brescia usando le migliori tecnologie certificate laser e luce pulsata. Unisciti anche tu a migliaia di clienti soddisfatti e ottieni i risultati desiderati a costi certi.

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Salute e Benessere

Metodi di epilazione e di depilazione

La depilazione avviene al punto di emersione del pelo a livello della cute, mentre l’epilazione opera più affondo rimuovendo anche il bulbo.

La depilazione è un processo molto semplice, che può essere svolto anche in autonomia con rasoio, pinzetta o crema depilatoria. In questo caso la ricrescita del pelo sarà molto rapida (in genere 3 giorni).

Quindi, i metodi di depilazione più comuni ci sono:

Crema depilatoria: taglia il pelo chimicamente, è come il rasoio in pratica. Il vantaggio principale è una ricrescita più lenta rispetto alla rasatura e l’assoluta mancanza di sensazioni dolorose. E’ necessario evitare i tempi di esposizione lunghi che causano irritazione della pelle a causa di forti agenti chimici presenti. Si possono verificare eritema, prurito e bruciore dovuti all’aggressione delle cheratine dello strato corneo. Frequente è la comparsa di follicoliti.

Rasoio: taglia il pelo dal punto in cui esce dalla cute, dura poco ma è rapido e indolore.

Pinzetta: va bene per le piccole zone di precisione come sopracciglia, mento, zona superiore del labbro.

A differenza della depilazione l’epilazione è molto più elaborata e richiede l’intervento di un professionista in estetica. Il processo di ricrescita è più lungo fino ad arrivare ad un risultato permanente, a seconda del tipo di trattamento svolto i tempi si attestano intorno le 4 settimane con la ceretta, con laser a diodo o luce pulsata i periodi di ricrescita possono arrivare a diversi anni.

Tra i metodi di epilazione più comuni ci sono:

Ceretta a caldo: applicabile in autonomia o presso l’estetista, tenendo presente del tipo di pelle si può scegliere quella più idonea al tipo di epidermide. Causa dolore al momento dell’applicazione con un risultato di all’incirca 3 settimane.

Ceretta a freddo: Come quella a caldo la ceretta a freddo è consigliata per epilazione di breve durata. Consigliata per chi ha la pelle sensibile o i capillari fragili.

Apparecchi elettrici: Simili al rasoio sono costituiti da una spirale rotante che , passata sulla pelle intrappola il pelo traendolo verso l’esterno. Rimuovono i peli grossi presenti su superfici piatte dove la cute è meno sensibile, sono quindi indicati per l’epilazione delle gambe.

Elettrodepilazione: La soluzione definitiva si ottiene con l’elettrodepilazione chiamata anche diatermocoagulazione che viene realizzata mediante l’utilizzo di corrente elettrica continua o ad alta frequenza che applicata al follicolo pilifero, trasformandosi in energia termica, determina la distruzione, con conseguente asportazione del pelo ( tramite pinzetta ) in esso alloggiato. E’ una tecnica consigliabile per il trattamento del viso, della pancia e dell’areola mammaria.

Laser: E’ l’ultimo ritrovato della tecnologia, l’unico trattamento di epilazione progressiva permanente che con alcune sedute, permette di garantire l’effetto desiderato. Il laser è un fascio di luce monocromatico emesso ad una determinata lunghezza d’onda capace di assorbire l’energia luminosa emessa da determinate strutture target ( in questo caso la melanina ) che la convertono in energia termica dando luogo ad una termolisi.

Tutti i metodi di epilazione e depilazione tradizionali non danno risultati duraturi oltre le 4 settimane. Invece, l’epilazione progressiva permanente direttamente alla base, andando a colpire la melanina presente nel pelo, che ingloba l’energia luminosa del laser e distrugge il follicolo pilifero alla radice.

Articolo offerto da Medestetique, epilazione definitiva a Brescia.

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Scienza e Tecnologia

Guida alla creazione di un sito web Google friendly

Puoi assicurarti un sito SEO Friendly, ossia amico dei motori di ricerca, puoi affidarti a un agenzia specializzata nella realizzazione siti web di Roma, che si assicurerà di seguire alcuni principi fondamentali:

Ottimizza il tuo URL

Se non hai ancora deciso quale nome dare al tuo sito, cerca di inserire una delle tue parole chiave più strategiche. Attenzione però, se il nome non risulta gradevole o facile da ricordare, non insistere. Soprattutto, se hai già in mente il nome del tuo marchio o della tua azienda, sfrutta l’URL per promuoverlo.

Ottimizza il tuo titolo di pagina

Il title page è quello che compare in cima alla pagina, subito sopra l’URL. Crea un titolo breve,non più lungo di 60 caratteri. Limitati alle parole chiave ed evita di inserire altri elementi come homepage o simili.

Ottimizza la tua meta description

La meta description corrisponde al testo subito sotto il title page nei risultati della SERP. Quando scrivi la meta description perciò cerca di non andare oltre ai 150 caratteri. Evita inoltre di rendere la tua meta description un mero elenco di parole chiave. Ricorda che una meta description è importante per convertire il traffico in clic.

In altre parole, per fare in modo che l’utente che vede il tuo sito tra i risultati della SERP, decida di cliccarci sopra ed entrare. Un mero elenco di parole chiave non comunicherebbe nulla, meno che mai lo inviterebbe ad entrare.

Sposta le tue parole chiave primarie in cima alle pagine

Il testo nella parte alta delle pagina, ha maggior valore agli occhi dei motori, del testo in fondo alla stessa. Quindi quando stai lavorando alle singole pagine di ogni sito web, e devi scegliere dove inserire le tue keyword più strategiche, cerca di preferire la parte iniziale del testo.

Ottimizza i testi di ancoraggio

Il testo di ancoraggio dei tuoi link è una delle parti più importanti per i motori di ricerca. Abbiamo già detto che il testo di ancoraggio corrisponde alla parte cliccabile di un collegamento ipertestuale, quella che solitamente appare in blu sottolineato. Ancora una volta però, fai attenzione a non esagerare. Infatti dopo gli ultimi aggiornamenti di google, è opportuno seguire alcune pratiche specifiche per non cadere vittima di eventuali penalizzazioni.

Utilizza variazioni delle tue keyword

Assicurati di inserire quante più variazioni possibili delle parole chiave per cui vuoi posizionarti. Per fare un esempio, se una delle tue parole chiave è online marketing, le variazioni possono essere web marketing, internet marketing e simili.

Ottimizza le immagini

Ogni immagine può essere accompagnata da una descrizione chiamata alt text. Assicurati che tutti gli alt text sano ottimizzati e includano le tue parole chiave dove opportuno. Sempre più spesso gli utenti che cercano informazioni online, fanno riferimento ai risultati su google image.

Aggiungi una sitemap

Com’è facilmente intuibile, maggiore è il numero delle pagine che hai nel tuo sito web, maggiore è la quantità di contenuto indicizzabile dai motori di ricerca. Ciò che spesso sfugge però, è il fatto che i motori di ricerca non hanno un’idea precisa di quante pagine sono presenti nel tuo sito fino a quando non vengono informati al riguardo.

Articolo offerto da Cristian Frialdi, Web designer e SEO esperto nella realizzazione di siti web Brescia.

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Scienza e Tecnologia

5 errori da evitare per posizionare il tuo sito su Google

A causa soprattutto degli ultimi aggiornamenti dell’algoritmo di posizionamento di Google, le pratiche da evitare per comparire nelle ricerche sono diventate sempre più delicate e spesso difficili da ricordare.

Vediamone allora insieme 5 delle più importanti:

Creare un sito troppo difficile da navigare.

Come abbiamo già visto la regola da non dimenticare è: più semplice è meglio è. E’ più utile avere molto testo e uno stile semplice e chiaro, piuttosto che pochi contenuti e un’estetica super elaborata. Questo non solo agli occhi degli utenti, come abbiamo già visto, ma anche dei motori.

Inserire troppe keyword e ripeterle troppo spesso.

Quando selezioni le parole chiave per cui vuoi posizionare il tuo sito, attenzione a non esagerare. Il rischio è infatti non solo è quello di diluire la rilevanza di una pagina per troppi termini diversi con il risultato di non riuscire a posizionarsi per nessuno, ma anche di apparire per gli ottimizzati agli occhi dei motori di ricerca. Se hai un blog che aggiorni periodicamente, cerca di non inserire la stessa parola chiave nel titolo, nell’url e nel contenuto di ogni singolo approfondimento. Fallo solo dove puoi e senza forzare.

Usare tecnologia Flash.

Le animazioni Flash sono difficili da ottimizzare e poco amate da Google. Perché quindi complicarsi la vita con una tecnologia ormai obsoleta?

Senza contare che le immagini flash aumentano il tempo di caricamento della pagina, fattore che i motori di ricerca tengono in notevole considerazione (proprio come gli utenti del resto).

Ricorrere allo scambio o acquisto di link.

Evita di intraprendere simili pratiche a meno che tu non sia sicuro al 100% della qualità e validità delle fonti. Google può penalizzarti ferocemente.

Utilizzare troppi link con un testo di ancoraggio che corrisponde esattamente alla parola chiave per cui stai cercando di posizionarti.

Prediligi utilizzare link con testo articolato che abbia all’interno la parola chiave che vuoi posizionare e alternali con il brand dell’azienda e l’URL puro del sito. Pur non essendoci una ricetta standard, possiamo dire che il 40% dei link può basarsi sull’ottimizzazione delle parole chiavi del tuo business, il 40% delle variazione può contenere il nome del tuo marchio/prodotto, e il 20% può contenere link generici come “clicca qui” o l’url del sito. In questo modo il profilo dei link sarà del tutto naturale.

Avere troppi backlink provenienti dalla stessa fonte.

E’ sufficiente avere un link proveniente da un sito per ottenerne tutti i vantaggi. Averne di più è inutile.

Rivolgiti sempre a un consulene SEO esperto sia per la realizzazione del tuo sito web che per la sua ottimizzazione e posizionamento su Google.

Articolo offerto da eGolem, SEO Brescia. Consulente SEO specializzato nel posizionamento di siti web su Google tramite servizio “una tantum”.

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In barca a vela verso le Isole Ionie

Le Isole Ionie sono un luogo ideale per le vacanze grazie al loro clima eccezionale, al mare profondo, alle loro montagne e al patrimonio culturale che le contraddistingue.

Esse sono ben note per le loro spiagge di sabbia, acque cristalline, villaggi incantevoli e suggestivi paesaggi di campagna. Come molte isole greche, le isole ionie sono un paradiso per i turisti durante l’estate.

Le Isole Ionie sono un paradiso per chi desidera optare per una vacanza in barche a vela.

Le condizioni climatiche sono sempre favorevoli e ogni giorno c’è la possibilità di fermarsi a fare il bagno in meravigliose baie con acqua pulitissima. Il vento è costante, il mare è straordinariamente azzurro, alcune isole sono ancora selvagge, altre ci riportano al passato con i loro paesini di case bianche e con i loro siti archeologici.

Le Ionie sono verdissime, ricoperte di boschi e con migliaia di ulivi: il posto ideale dove vivere a rallentatore e abbandonandosi alla contemplazione. Per i paesaggi dolci e per la grande varietà di piante (querce, eucalipti, ginestre e piante) sono le isole greche che più ricordano l’Italia.

Le alture montuose che dominano il mare Ionio sono ricoperte di foreste, luoghi fertili, punteggiati dagli ulivi e dai vigneti, verdeggianti di pascoli erbosi e colorate dalle meravigliose fioriture, spettacolo affascinante delle primavere ioniche.

Isole generose di acqua e di vita, che hanno ospitato potenti regni e ricche città, la cui storia e grandezza è ancora visibile nei loro paesaggi meravigliosi e presente nella memoria dei loro abitanti. Nelle Isole Ionie non c’è traccia della luminosità accecante delle Cicladi, né del clima secco che le contraddistingue.

Sono le undici isole dell’arcipelago, piccole e grandi, sparse lungo le coste occidentali della Grecia continentalee note con il nome di Isole Ionie. Le sei maggiori sono: Zante, Itaca, Corfu, Cefalonia, Lefkada e Paxi, mentre quelle più piccole sono Antipaxi, Erikousa, Mathraki, Othoni, Meganisi ed il gruppo delle isolette deserte delle Strofadi a sud di Zante.

Sea Star è specialista nel noleggio barche a vela, charter e luxury yacht. La banca dati che supporta il suo sito, frutto di oltre venti anni di esperienza nel settore, è una delle più complete e precise oggi esistenti. Consultala e ti sarà facile trovare la tariffa di noleggio più conveniente e la barca che hai sempre desiderato.

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Il matrimonio civile

Il matrimonio civile è un tipo di matrimonio, regolato dal codice civile, e celebrato davanti all’ufficiale dello stato civile, praticato da tutti coloro che non professano la fede cattolica o un culto ammesso dallo stato, oppure se i due futuri coniugi non professano la stessa fede.

Nel Medioevo la Chiesa ha iniziato a estendere la sua giurisdizione anche su questo atto: per essa infatti il matrimonio è in sé stesso un vincolo di diritto naturale e sacro. Mentre all’inizio ci si limitava a una semplice benedizione davanti alla chiesa, dal XIII secolo in poi si afferma definitivamente il matrimonio canonico come sacramento, di cui il Concilio di Trento (1563) stabilisce la forma definitiva.

Negli ultimi secoli, però, la riforma protestante e le spinte per una maggior laicità dello Stato hanno portato i legislatori a interessarsi anche a questo campo: del 1804 è il Codice Napoleonico, che stabilisce per la validità del rito la presenza di un ufficiale dello stato civile.

Nello Stato italiano unitario l’introduzione di un nuovo Codice Civile a partire dall’1/1/1866 disconobbe tutti gli effetti giuridici al matrimonio religioso, mantenendo come unica forma valida quello civile e consentendo per la prima volta ai non credenti di unirsi in matrimonio senza sottostare ai dettami degli ecclesiastici.

Il Concordato del 1929 ridonò effetti civili anche al matrimonio religioso. Ancora oggi il matrimonio civile è disciplinato dal Codice Civile del 1942.

Il matrimonio civile non richiede un iter particolarmente complicato. Requisito essenziale è che le pubblicazioni restino affisse in Comune almeno otto giorni, dei quali almeno due siano domeniche. Il matrimonio deve essere celebrato dal Sindaco o da un suo delegato nella casa comunale, alla presenza di due testimoni maggiorenni.

Prima di ottenere le pubblicazioni, gli incaricati del comune dovranno compilare tutti i documenti necessari e una volta ottenuti vi contatteranno per fissare la data della promessa di matrimonio (o giuramento).

Quel giorno gli sposi dovranno presentarsi con un testimone a scelta e un genitore che attesti la non consanguignità tra i due; nel caso i genitori non possano assistere dovranno rilasciare una dichiarazione di non consanguignità. Inoltre, i nubendi dovranno presentarsi con un documento d’identità valido, un modulo da acquistare alla cassa circoscrizionale il cui prezzo varia a seconda del tipo di matrimonio (religioso, civile, celebrato fuori circoscrizione, ecc.), un modulo rilasciato dalla parrocchia di appartenenza in caso di matrimonio religioso e la dovuta marca da bollo.

Il matrimonio civile viene celebrato dall’ufficiale dello stato civile davanti al quale fu richiesta la pubblicazione (art. 106 c.c.), ma è possibile sposarsi anche in un altro Comune: in questo caso gli sposi devono presentare una specifica richiesta.

Per il vostro abito da sposa vi aspettiamo da Blanca Riso e Perle, atelier a Rovato (Brescia) in cui vi aiuteremo nella scelta tra tra le collezioni degli affascinanti abiti da sposa in esposizione. Presso il nostro atelier troverete le nuove collezioni di St. Patrick, Tosca Spose e Raimond Bundò.

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Perchè passare al LED?

Le lampadine a LED stanno diventando sempre più comuni perchè sono particolarmente adatte per dar luce agli interni nelle abitazioni, infatti l’illuminazione a LED è più elevata (ben quattro volte di più) rispetto alle lampade tradizionali e, oltre ad essere molto più affidabile, i costi sono minori se rapportati alla maggiore longevità.

Il LED è un dispositivo che genera luce al passaggio di cariche elettriche attraverso una giunzione in silicio: è un diodo che al raggiungimento della tensione di soglia diventa una sorgente luminosa; la luce emessa dalla giunzione è monocromatica e il colore dipende dal tipo di dosaggio volutamente introdotto nel silicio.

L’illuminazione e l’efficienza energetica sano due temi molto sentiti nelle aziende, si stima infatti che circa il 19 % del consumo di energia elettrica sia dovuto alla luce. Ottimizzare l’illuminazione significa quindi ridurre il consumo energetico, evitare emissioni di CO2 e abbassare i costi di esercizio.

I LED sono spesso utilizzati come spie sui dispositivi elettronici e sempre più in applicazioni ad alta potenza, come torce elettriche e illuminazione di interni ed esterni. Il colore della luce emessa dai LED dipende dalla composizione e dalle condizioni del materiale semiconduttore utilizzato, e può essere a infrarossi, visibile o ultravioletta.

Ecco 5 motivi per scegliere l’illuminazione a LED:

1) L’illuminazione LED è più efficiente rispetto alle tradizionali lampadine ad incandescenza. 3 Watt LED corrispondono a 20 Watt delle normali lampade. In media i LED durano da 3 a 5 volte di più delle lampade fluorescenti e hanno un’illuminazione 20-30 volte superiore di quelle ad incandescenza;

2) Le lampade a LED hanno bassi costi di manutenzione grazie alla loro maggiore affidabilità e così, anche se l’investimento iniziale può sembrare più elevato rispetto ad una normale lampadina, la maggiore durata ne riduce, alla lunga, le spese complessive;

3) Non serve attendere per avere l’elevata luminosità. È possibile l’immediata accensione anche a bassissime temperature, addirittura a -40°. Se non bastasse, i LED sono più piccoli e più compatti, ma forniscono più di luce rispetto a qualsiasi altra fonte;

4) I LED hanno una maggiore Durata di funzionamento: fino a 50.000 ore;

5) I LED non emettono raggi UV, dunque risultano più sicuri da maneggiare e da usare. Ideali per i tessuti sensibili o i quadri.

Dal 2005 la Ellebi Systems si occupa di installazione, manutenzione e progettazione di impianti elettrici a Milano ed hinterland, con soluzioni mirate per ogni esigenza. Per informazioni puoi contattare il servizio clienti tramite i metodi indicati sul sito web.

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Pronto soccorso per ferite al capo e al volto

Il cuoio capelluto e la pelle del volto sono attraversate da una fitta rete di vasi capillari. Ogni piccola lesione è in grado di provocare un emorragia rilevante, che, a causa della zona del corpo interessata, può assumere un aspetto drammatico pur non essendo pericolosa.

Le ferite si possono differenziare in base alle loro caratteristiche, identificandone non solo la gravità, ma anche il tipo di lesione prdotta sulla cute.

Le ferite possono essere:

  • Da taglio, in cui i margini sono ben netti fino in profondità.
  • Lacero-contuse, in cui i margini sono sfrangiati e presentano contusioni dovute al trauma che ha accompagnato la ferita.
  • Da punta, in cui prevale il senso delle profondtà su quello della lungezza e i contorni sono poco netti.

Nelle ferite del capo e del volto vale più che in altre circostanze la regola di mantenere la calma e di non lasciarsi fuorviare dalle apparenze, che, come già detto, sembrano spesso conferire importanza e drammaticità a situazioni relativamente trascurabili.

Nulla è più impressionante del volto e del capo sporchi di sangue e può riuscire difficile credere che la causa di tutto è, talvolta, una ferita non più lunga di un centimetro.

Se, al contrario, la ferita è profonda e interessa il naso o la bocca e si accompagna a perdita di coscenza, occorre impedire la deglutizione o peggio l’inalazione del sangue, ponendo il ferito in posizione adatta.

Cosa fare nel caso di ferite al capo e al volto?

Innanzitutto bisogna accertarsi che sulla ferita non siano presenti dei corpi estranei e che non ci siano fratture. Una volta liberata la ferita, è necessario tamponarla attraverso garze sterili, oppure, in mancanza di esse, con panni puliti, premendo direttamente con entrambe le mani.

Se non si è certi dell’assenza di lesion ossee non bisogna comprimere eccessivamente. In questa eventualità, bisogna porre intorno alla ferita un tampone ad anello ottenuto con una benda triangolare.

Fasciando la testa con una benda è possibile fissare la medicazione. Appoggiare il lato lungo alla fronte e passare le estremità sulla nuca fino a farle tornare sulla fronte, dove verranno fissate. In questo modo tutta la fasciatura risulta fissata sul capo, senza rischio di spostamenti accidentali.

Nelle ferite del mento si può fissare la medicazione sterile utilizzando una larga fascia, che passerà sotto il mento e sarà annodata alla sommità del capo.

Secogest srl fornisce corsi addetto primo soccorso e gestione delle emergenze indirizzati a tutti i lavoratori designati dal datore di lavoro per acquisire elementi di conoscenza relativi alla normativa specifica in tema di igiene e sicurezza del lavoro e per intervenire nel primo soccorso.

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La pelle grassa e il suo trattamento

Dire come si presenta la cute grassa e di quali trattamenti necessita nonè semplice. E’ infatti una cute dalla genesi molto complessa.

Le cause di questo tipo cutaneo sono varie. Cerchereò di presentarle con un criterio chiaro, perchè solo in questo modo sarà facile capire le regole per la normalizzazione.

Un viso con parti cutanee seborroische si presenta in questo modo:

– cute untuosa in superficie con follicoli dilatati quando la seborrea è oleosa;
– cute lucida (quasi brillante) e tesa in superficie, con follicoli contenenti sebo, quando è asfittica, e sarà allora anche sede di comedoni o punti neri (qualche follicolo potrà anche essere infiammato);
– cute con sebo ceroso, duro e ristagnante nei follicoli che appaiono con protuberanze quando la sebarrea è al limite massimo (tipo cutaneo che si presenta di preferenza nelel zone ai lati del naso e del mento).

Tutte queste caratteristiche si possono inoltre avere su uno stesso viso, ove si noteranno: mento con sebo ceroso, guance con sebo oleoso, naso e fronte con cute asfittica e comedonica.

Al tatto, questa cute è spessa e il suo colorito è giallastro.

La pelle grassa è caratterizzata dalla disidratazione, quindi per il suo trattamento sono indicati prodotti idratanti non grassi, perchè apportano all’epidermide l’acqua di cui ha bisogno e tonici analcolici aromatici.

Le zone con i comedoni e il sebo ceroso, dopo essere state sottoposte a vapore per ammorbidire la parte e rendere più agevole il lavoro che seguirà, ne verranno liberate con speciali piccoli strumenti, detti levacomedoni, o trattate con particolari sostanze che facilitino poi la fuoriuscita dei comedoni per pressione (per questa manualità verranno usate, non le comuni veline detergenti, ma delle garze sterili).

Poi si procederà all’applicazione, prima, di lozioni disinfettanti, poi, di prodotti astringenti e di normalizzatori del pH (questo avviene usando prodotti ad azione acida poichè la pelle grassa ha il pH dal valore di circa 8, cioè a reazione alcalina).

Inoltre, per regolarizzare l’attività delle ghiandole sebacee, esistono in commercio dei preparati specifici che contengono sostanze capaci di attivare la funzionalità e la reazione degli strati profondi della pelle, cioè i cosiddetti biocatalizzatori (ormoni, vitamine, ecc.).

Questi preparati si trovano in commercio sotto forma di maschere, lozioni, creme, ecc. A chi presenta pelle grassa si consiglia di tenere una condotta di vita molto regolare e una dieta ricca di cerdura.

E’ però necessaria una puntualizzazione: la pelle del viso è sempre completamente grassa? La risposta è no.

Quasi sempre la cute di un viso è di tipo misto. Infatti, mentre la parte centrale del viso (mento, naso, centro della fronte) è quasi sempre grassa, sulla parte esterna delle guance, attorno agli occhi e sul collo, può essere normale oppure secca con rughe e, quindi, denutrita e disidratata.

E’ logico che le varie zone verranno trattate in base alle loro necessità specifiche.

Sulle parti grasse si eseguirà l’estrazione dei comedoni seguita dall’applicazione di tonici e di maschere astringenti. Sulle rimanenti zone si applicheranno prodotti nutrienti, riattivanti, idratanti, ecc.

Solo in questo modo, cioè con preparati specifici per le singole parti, si otterrà la normalizzazione e il miglioramento della cute del viso.

Articolo scritto in collaborazione con Medical Laser & Therapy, clinica specializzata in liposuzione a Milano.

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Il sistema circolatorio umano

Il centro del sistema circolatorio e il suo motore è il cuore. Quando il cuore si contrare, il sangue venoso viene espulso dal ventricolo destro ne tronco arterioso polmonare e dal ventricolo sinistro ne ll’aorta, la più grande arteria dell’organismo.

Il tronco polmonare da origine alle arterie polmonari, che portano il sangue venoso ai polmoni, dove viene ossigenato e si libera dall’anidiride carbonica.

Il sangue ossigenato arriva alla parte sinistra del cuore e viene pompato dal ventricolo sinistro nell’aorta e poi distribuito nelle arterie di tutto il corpo. Il sangue, divenuto venoso dopo avere irrorato i tessuti, passa nelle venule, poi in vene sempre più grandi, fino ad arrivare alla parte destra del cuore per mezzo di due grandi vene: la cava inferiore e quella superiore.

A partire da esse, il processo ricomincia.

Le due metà del cuore

Anche se il cuore è un organo unico, si parla di cuore destro e sinistro per le importanti differenza fra il circolo destro polmonare e quello generale che si sviluppa dal ventricolo sinistro. Le 2 circolazioni sono separate dal setto.

Il sistema circolatorio comprende una pompa: il cuore, e dei vasi che permettono al sangue di fluire ai vari organi e di ritornare da essi nuovamente al cuore.

Le arterie si sfioccano nei capillari, attraverso la cui sottile parete avvengono gli scambi di gas e di sostanze nutritive fra sangue e tessuti.

Dai capillari si dipartono le vene in cui il sangue scorre a bassa pressione e che hanno perciò un volume maggiore delle arterie, dovendo mantenere un flusso uguale.

Il sangue ritorna al cuore non tanto per la spinta derivatagli dalla contrazione cardiaca, che, da sola, si sarebbe già esaurita a livello dei capillari, quanto per l’aspirazione esercitata dal torace durante l’espirazione e per la compressione esercitata dai muscoli sulle vene.

Questa compressione spinge il sangue verso il cuore per azione delle valvole unidirezionali presenti nelle vene.

La pressione arteriosa e la gettata cardiaca, che devono mantenere un flusso adeguato di sangue a tutti gli organi e ai tessuti, vengono regolate da recettori situati nella parete delle arterie e dal centro cardiocircolatorio bulbare.

Quest’ultimo adegua l’attività cardiaca alle necessità dell’organismo, tanto che la portata del cuore (il sangue pompato in un minuto) può aumentare di 10 volte dal riposo all’attività fisica.

Articolo scritto in collaborazione con Medical Laser & Therapy, clinica specializzata in LIPOSUZIONE LASER e CHIRURGIA PLASTICA a Milano.

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Che cosa è l’amnesia

L’amnesia è la perdita di memoria degli avvenimenti trascorsi e, allo stesso tempo, l’incapacità di fissare i ricordi. Può essere parziale o totale ed è causa di gravi problemi per chi ne soffre.

L’apprendimento presuppone un normale stato di coscienza, una sufficiente comrpensione del linguaggio e attenzione. L’amnesia può essere quindi dovuta all’incapacità di richiamare alla memoria il ricordo di un evento correttamente recepito o alla manzanza assoluta di ricezione causata da semplice carenza di attenzione oppure da ubriachezza, delirio, stato stuporoso, deliri morbosi come nel caso dell’isteria, malattie come meningite o epilessia o da ferite riportate alla testa.

Si definisce amnesia retrograda l’incapacità di ricordare eventi immediatamente, precedenti a un trauma o altri danni cerebrali acuti.

L’amnesia anterograda si riferisce invece all’impossibilità di ricordare gli avvenimenti successivi.

L’amnesia lacunare è una perdita di memoria che interessa uno specifico periodo di tempo, che non viene ricordato dal paziente. Tale perdita di memoria è però limitata ad alcune ore o al massimo a giorni, ossia un breve periodo, dopo il paziente non ricorda quanto accaduto durante le ore precedenti. Essa si contrappone dunque all’amnesia retrograda, che causa invece la perdita di memoria di tutto il passato del degente.

Il tipo di amneisa può variare anche a seconda della causa che ha comportato la nascita dell’amnesia, a cui è strettamente correlata la durata della stessa:

– Amnesia transitoria: come nel caso di un evento traumatico, con ritorno alle funzionalità normali
– Amnesia stabile: se provocata da un evento morboso grave (come arresto cardiaco)
– Amnesia progressiva: se riscontrata in malattie degenerative, che comportano l’andamento progressivo della mancanza di memoria.

Si distingue inoltre un’amnesia di fissazione da una di conservazione: nella prima (di cui è esempio tipico la citata sindrome di Korsakov) vi è assoluta incapacità di memorizzare gli avvenimenti che si presentano attualmente, con relativa conservazione di quelli memorizzati precedentemente alla forma morbosa; nella seconda si ha un progressivo annullamento anche dei ricordi più antichi.

Le due forme si trovano abitualmente associate (per esempio nelle demenze senili) con prevalenza dell’una o dell’altra.

Inoltre l’amnesia può essere selettiva, riguardare cioè solo determinati eventi della vita passata del soggetto. Questa forma di amnesia si riscontra abbastanza di frequente nella cosiddetta amnesia affettiva, conseguente cioè non a lesioni organiche ma a traumi emotivi (detta anche sindrome da stress postraumatico).

In questi casi può avvenire che il soggetto dimentichi in particolare eventi per lui dolorosi. In psicanalisi, per amnesia infantile si intende la rimozione a livello inconscio dei contenuti relativi alle prime fasi di sviluppo della sessualità.

In molti casi di amnesia, con il passare del tempo o con il risolversi del trauma che l’ha provocata, la memoria del paziente ritorna.

Tuttavia, se la causa risiede in un disturbo emotivo, ciò potrebbe significare che la mente desidera inconsciamente rimuovere alcuni avvenimenti troppo dolorosi da ricordare. In questo caso è necessario l’aiuto di uno psicoterapeuta.

La Dott.ssa Nadia Barberis, psicologo e psicoterapeuta presso il suo studio di Messina, offre consulenze psicodiagnostiche, sostegno psicologico, psicoterapia psicoanalitica, sia all’individuo che alla coppia.

Si occupa, in particolare, delle seguenti problematiche: abuso, anoressia, ansia, attacchi di panico, bulimia, depressione, difficoltà legate allo sviluppo dell’identità personale, difficoltà relazionali, dipendenza affettiva, disturbi di personalità, elaborazione del lutto, fobie, ipocondria, ludopatia, nevrosi, problematiche di coppia, stress, trauma psicologico.

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Viaggio in Marocco: Marrakech

Il Marocco è un Paese morfologicamente molto vario, il cui territorio è costituito da 4 grandi sistemi montuosi (Rif, Medio Atlante, Alto Atlante, Antiatlante) che talvolta superano i 4000 metri di altezza e che digradano verso una fascia costiera con una fitta serie di altipiani.

Il Marocco offre uno scenario paesaggistico singolare che include montagne innevate, fiumi e laghi, aride zone desertiche e lunghi tratti di costa. Si tratta quindi di luoghi che spingono molti viaggiatori a scegliere di fare trekking in Marocco.

Il clima e la vegetazione, marittimi lungo la costa, mutano profondamente mano a mano che si procede verso l’interno, acquistando caratteri decisamente steppici e pre-desertici nelle regioni meridionali e sud-orientali.

Lo stato marocchino richiama turisti da ogni parte del mondo alla scoperta delle sue città principali: Marrakech, Rabat, Meknes, Fez e Casablanca, con i loro chiassosi mercati che offrono spezie, stoffe, tappeti, prodotti artigianali; i loro monumenti storici; la città vecchia; i centri commerciali e i porti più importanti del Paese.

Marrakech è la terza città più grande del Marocco. Si trova in un area interna a sud-ovest del paese, prossima ai monti dell’Alto e Medio Atlante.

Le origini di Marrakech risalgono al finire dell’XI secolo, quando venne fondata da Yusuf ibn Tashfin, capo militare degli almoravidi assumendo poi splendore sotto Yaqub al-Mansur, discendente della dinastia almohade. Marrakech divenne un importante centro culturale, religioso e commerciale per tutta l’area del Maghreb, ma dovette assistere alle lotte tra le diverse dinastie perdendo rapidamente importanza fino alla colonizzazione da parte dei Francesi (fine ‘800).

Marrakech è una città interessante, da vedere anche per il prezioso patrimonio storico e artistico riscontrabile nei tanti edifici della città.

Tra i luoghi più belli da visitare ci sono:

Jardin Majorelle

Il pittore francese Jacques Majorelle realizzò questa residenza nel 1924, acquistata in seguito da Yves Saint Laurent e Pierre Bergère per farne dono alla città di Marrakech dopo un restauro. La villa in stile art déco è la sede del Museo di Arti Islamiche, che espone una collezione di arti decorative e di opere di Majorelle che rappresentano paesaggi marocchini. Si possono ammirare ceramiche, vasi preziosi, armi, gioielli, tappeti e capolavori d’intarsio. Luogo di contemplazione, il giardino possiede anche piante rare, disposte in un contesto incantevole d’architettura marocchina a forti colori

Maison Tiskiwin

In questa bellissima casa tipica d’architettura marocchina si può ammirare la collezione privata d’arte dell’antropologo olandese Bert Flint. Vari oggetti conducono alla storia delle popolazioni sahariane berbere e tuareg. Ogni sala espone oggetti che provengono da diverse regioni del Marocco con artigianato locale, tappeti del Medio Atlante e selle per cammelli (Riads Zitoun, 8 rue de la Bahia).

Dar Si Said Museum

In questa casa del XIX secolo si trova il Museo d’Arte Marocchina che espone una collezione composta da gioielli, armi, tappeti berberi, lampade, costumi tradizionali e oggetti in ottone. Le sale al pianterreno si affacciano sul giardino fiorito, decorato con maioliche colorate. Le bellissime porte in legno intarsiato esposte abbellivano gli ingressi delle kasbah sparpagliate nelle aree sud orientali, confinanti con il Sahara, alcune, in cedro, appartenevano al palazzo el-Badi, mentre gli originali “musharabiya”, usati per finestre e balconi, servivano alle donne per guardare all’esterno senza essere viste.

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Cosa succede se non pago il bollo auto?

Se per qualche motivo decidi di non pagare il bollo auto, oppur eti dimentichi di farlo, la Regione ti invierà una richiesta di pagamento con accertamento dell’imposta evasa, una richiesta che deve intervenire entro tre anni decorrenti a partire dall’anno successivo a quello in cui il pagamento doveva essere effettuato.

E’ possibile pagarlo successivamente, pagando il cosiddetto ‘ravvedimento operoso’, ossia le sanzioni collegate al ritardo. Al massimo si può effettuare entro un anno, ma se si paga entro i primi 14 giorni dal ritardo viene applicata una sanzione sull’imposta pari allo 0,1% per ogni giorno di ritardo.

Dal quindicesimo al trentesimo giorno, la sanzione si riduce invece a 1/10, dal trentesimo al novantesimo scende al 1,67% e dal novantesimo giorno a un anno la sanzione è pari al 3,75%. Una volta oltrepassata la soglia dei 365 giorni non si può più usufruire del ravvedimento operoso e si applica la multa vera e propria pari al 30% più un interesse dello 0,5% per ogni sei mesi di ritardo.

In caso di inadempimento protratto, poi, l’importo viene iscritto a ruolo e il debitore riceverà una cartella di pagamento da parte di Equitalia con l’indicazione della data in cui il bollo è dovuto.

Equitalia può procedere al pignoramento del conto corrente. Se il conto è destinato a lo stipendio mensile si può pignorare solo per le somme che eccedono la misura di tre volte l’assegno sociale, ossia da 1.345,56 euro in su. Per tutti gli stipendi successivamente versati, il pignoramento può estendersi a massimo un quinto della mensilità stessa.

Equitalia può inoltre pignorare la pensione di un quinto, (salvo il minimo vitale che ammonta a 672,78 euro), lo stipendio e i beni mobili. Sono esclusi il pignoramento della casa o di altri beni immobili (opzione possibile solo se il debito supera 120mila euro) e l’ipoteca sulla casa (il debito deve superare i 20mila euro).

Inoltre, Equitalia può procedere al fermo amministrativo dell’auto, misura spesso utilizzata per riscuotere il bollo auto, che verrà definitivamente cancellato solo dopo il pagamento dell’ultima rata.

Fermoamministrativo.it è il portale italiano specializzato nell’acquisto di veicoli con fermo amministrativo. Visita il sito per maggior informazioni.

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Le marionette per bambini

Innanzitutto è bene specificare la differenza tra marionetta e burattino, spesso confusi:

– La marionetta è un fantoccio in legno, stoffa o altro materiale, ed è una figura a corpo intero mossa dall’alto tramite fili. Chi allestisce gli spettacoli di marionette è detto marionettista.
– Il burattino è quel pupazzo che compare in scena a mezzo busto ed è mosso dal basso, dalla mano del/della burattinaio/a, che lo infila come un guanto.

Entrambi questi generi appartengono al teatro per ragazzi (anche se fanno parte anche del teatro di figura), termine usato in gergo teatrale per descrivere gli spettacoli teatrali e le compagnie teatrali dedicate ai bambini, scuole e famiglie.

A differenza del teatro di figura o del teatrodanza (che si autodefiniscono in base agli elementi linguistici utilizzati) o al teatro sperimentale o teatro di avanguardia (che lo fanno, invece, in base alla metodologia) il teatro ragazzi è l’unico che si autodefinisce in base al pubblico, adottando quindi per esso le specifiche del suo essere.

La marionetta è, nella cultura generale, il pupazzo più elegante e vario: nella cultura orientale, come ad esempio la balinese e la giapponese, le marionette erano riccamente e finemente decorate, costruite spesso in materiali pregiati come avorio o porcellana finissima. Per la loro costituzione a figura intera, inoltre, si adattano meglio alla decorazione con vesti e suppellettili.

Per questo motivo c’è una sottile propensione a dividere il teatro delle marionette come spettacolo più fine e ricercato mentre il teatro dei burattini è considerato maggiormente popolare: mentre i protagonisti del teatro delle marionette saranno, in larga parte ma non necessariamente, personaggi di alto rango, i burattini incarneranno maschere popolari spesso mutuate dalla Commedia dell’Arte.

La storia delle marionette è di difficile stesura poiché il genere, da sempre considerato minore, era affidato ad artisti che di rado stesero memorie o diari.

Nella Grecia classica Ateneo di Naucrati cita nei Deipnosophistai l’esistenza di un marionettista chiamato Potino, mentre Diodoro Siculo parla del principe Antioco di Cizico come di un gran collezionista ed amante di marionette, finemente e riccamente decorate di materiali preziosi.

Nel teatro latino siamo a conoscenza di lignolae figurae, ossia marionette danzanti utilizzati a scopo spettacolare con intenti comici, costituiti da legno ma anche di terracotta, osso o avorio. Gli arti non erano sempre mobili, ma caratteristica comune era il foro che veniva praticato alla sommità del capo del fantoccio per potervi infilare una fune o un’asta che permettesse il movimento dello stesso.

Alla fine del medioevo, in tutta Europa era presente l’arte marionettistica, i cui repertori attingevano o alle storie sacre di derivazione biblica o ai cicli cavallereschi di ispirazione laica.

Dalla nascita del teatro moderno, intorno al XVI secolo, si potrà quindi parlare di un vero e proprio teatro delle marionette, con tanto di repertorio stabile, affidato alla memoria di marionettisti prima ambulanti e poi, nel corso dei secoli, stabili.

Nell’Europa dell’est ed in Russia in particolar modo, al contrario del resto d’Europa, si sviluppa invece un repertorio basato sulla tradizione fiabesca orale che connotò in maniera particolare il teatro minimo, arricchendolo di elementi fiabeschi e fantastici di derivazione orientale. Un’influenza interculturale simile è ravvisabile nella produzione spettacolare della Spagna, sulla quale pesa fortemente la tradizione del mondo arabo.

Dal XVI secolo il teatro delle marionette, la cui storia corre parallela al teatro d’ombre ed al teatro dei burattini, diviene intrattenimento dei ceti bassi, non conquistando posti di rilievo nella storia del teatro.

Nell’Ottocento il teatro di marionette divenne un genere di intrattenimento anche del ceto borghese.

A Roma il Teatro Fiano produceva addirittura spettacoli di marionette con musica, che inizia ad essere sempre maggiormente presente negli allestimenti.

Luogo deputato per le messinscene rimarranno però a lungo le piazze e le strade, soprattutto in occasione di fiere, sagre e festività: se da una parte, infatti, la nascita e la diffusione dei teatri pubblici favorì una più ampia diffusione dei generi, va da sé che il teatro minimo restò in secondo piano, alternando momenti di più alto e più basso godimento e popolarità.

La Monte Fantasy Animation offre servizi di animazione ed intrattenimento per feste per bambini, cerimonie ed eventi.

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La micropigmentazione delle sopracciglia

La micropigmentazione è una tecnica che viene impiegata nel settore estetico per migliorare il proprio aspetto, per correggere piccole imperfezioni o asimmetrie del volto, specialmente per quanto riguarda la forma di sopracciglia, occhi e labbra. Viene impiegata anche per sopperire al disagio psicologico in pazienti affetti da problemi dermatologici quali l’alopecia.

L’abilità del tecnico svolge un ruolo essenziale per la realizzazione di trattamenti naturali e realistici che possano migliorare la dimensione estetica, così come la sfera psicologica del paziente.

La micropigmentazione delle sopracciglia è un altro nome con cui definire il tatuaggio semipermanente delle sopracciglia: i tratti sono delicati, piccoli, quasi micro, appunto. Quando le sopracciglia sono rade o inesistenti, è possibile migliorarne l’aspetto con un trattamento.

La micropigmentazione simula in modo impercettibile la direzione del pelo delle sopracciglia e la pienezza delle labbra, con l’obiettivo è quello di non creare linee nette che diano un risultato artificioso.

Di cosa si tratta? La micropigmentazione è una specialità estetica che prevede l’introduzione nella cute, per mezzo di applicatori appositamente studiati, di pigmenti specifici al fine di modificare, correggere, abbellire ed equilibrare determinati tratti del viso o del corpo.

Molte persone considerano la micropigmentazione un tatuaggio. Questo concetto è errato. La micropigmentazione è certamente una forma di tatuaggio, ma grazie al differente processo produttivo dei pigmenti e alla differente profondità di applicazione degli stessi, il disegno eseguito permane per un periodo di tempo limitato.

Il principio seguito è simile, poiché in entrambi i casi l’operatore inserisce un pigmento nel derma, ma le tecniche differiscono per diverse ragioni.

La micropigmentazione non si esegue con pigmenti da tatuaggio, ma con pigmenti specificatamente studiati per evitare una migrazione di colore o un’espansione dello stesso. Inoltre non si tratta di una tecnica dolorosa.

I macchinari da tatuaggio non sono adatti a trattare zone estremamente delicate ed è per questo motivo che sono stati sviluppate delle apparecchiature specifiche per eseguire le sedute di micropigmentazione.

Questa tecnica ha subito un’evoluzione continua negli ultimi decenni e offre al giorno d’oggi trattamenti del tutto sicuri per il paziente, perché tutti gli strumenti utilizzati per la realizzazione del trattamento sono rigorosamente sterili e monouso.

Il trattamento di micropigmentazione si mantiene in buone condizioni approssimativamente dai 6 ai 18 mesi, a seconda del tipo di pelle, della tecnica applicata, della zona trattata e del pigmento impiegato.

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La psicologia del cavallo

Per capire il modo in cui lavora la mente del cavallo, ossia per capire la sua psicologia, è necessario conoscere le necessità e i desideri con i quali esso è nato, e il modo in cui li ha soddisfatti durante la sua vita fin dai primi giorni.

I cavalli, come l’uomo e la maggior parte degli animali, tendono a ripetere un atto che ha già soddisfatto con successo una necessità, e questi atti diventano bene presto abitudini stabilite.

Benchè queste abitudini possano diventare più tardi meno utili per soddisfare bisogni di altre forme di attività, quindi lasciate cadere o modificate dall’esperienza, si tende sempre a ritornare ad esse nei momenti di tensione.

Questa è la ragione per cui chi allena animali per particolari compiti (invece di studiare solamente il loro comportamento per pura curiosità), si da gran pena per fare in modo che un animale non abbia mai a compiere cose sbagliate, prendendo, così, brutte abitudini.

I modi di fare praticati da un animale, ossia i suoi modelli di comportamento, sono anche largamente determinati dagli aspetti dell’ambiente che egli percepisce e assimila molto facilmente.

Quindi, per capire perchè un animale ha agito in un determinato modo, o pper poter prevedere che cosa esso potrà fare in qualunque momento a venire, è indispensabile che si conoscano tre cose basilari:

1) le sue necessità psicologiche e mentali;
2) la sua acutezza di percezione;
3) il suo raidicato repertorio di abitudini.

Per quanto riguarda le necessità psicologiche e mentali, per un cavallo il bisogno di essere in compagnia e di avere comunicazioni con altri esseri è molto più intenso della stessa necessità di mangiare. Per questo motivo è necessario considerare il cavallo come un essere vivente che ha bisogno di compagnia.

Per quanto riguarda l’acutezza di percezione, si intende la sua capacità di riconoscere i segnali posturale e di espressione che gli vengono inviati, anche incosciamente, dal suo cavaliere.

Delle abitudini abbiamo già parlato. Si tratta del repertorio di modelli di comportamento che ogni cavallo sviluppa maturando e che è bene conoscere se l’animale deve essere addestrato.

Agrirama ha maturato, in oltre 50 anni d’attività, molteplici esperienze sul campo a diretto contatto con allevatori, veterinari e con tutti gli operatori nel mondo zootecnico. L’azienda mette a disposizione dei propri clienti una vasta gamma di attrezzature per pascolo e servizi visionabili sul proprio sito web.

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Il disturbo depressivo maggiore e il suo trattamento

Il disturbo depressivo maggiore è caratterizzato da uno stato emotivo di grande tristezza e apprensione, sensi di colpa, isolamento sociale, diminuito o aumentato bisogno sonno, alterazione del livello di attività (rallentamento psicomotorio o agitazione), perdita o aumento di appetito e conseguente variazione di peso, perdita del desiderio sessuale, mancanza di energia, stanchezza, concezione di sé negativa, sensazione che nulla abbia più valore, perdita di interesse in generale, incapacità di provare piacere per qualunque attività, pensieri di morte o di suicidio.

Per le persone depresse concentrare l’attenzione su qualcosa costituisce uno sforzo estenuante e insopportabile, non riescono a ricordare ciò che viene loro detto o che apprendono attraverso la lettura, così come risulta loro faticoso fare conversazione. Gli individui depressi risultano totalmente privi di idee e strategie circa la soluzione di problemi, e vivono ogni momento con un sentimento di oppressione. Possono giungere a trascurare la propria persona al punto di non curarsi dell’igiene e dell’aspetto.

A volte si lamentano in modo ipocondriaco riguardo a dolori senza alcuna apparente causa organica.

Nell’arco dell’esistenza i sintomi depressivi variano: nei bambini essi assumono la forma di disturbi somatici, mentre negli anziani si manifestano attraverso calo dell’attenzione e amnesia (possono essere confusi con la demenza).

Secondo l’ Organizzazione Mondiale della Sanità, fra tutte le malattie la depressione è al quarto posto in ordine di importanza per sofferenze e disabilità che provoca.

La psicoterapia mira a fornire un percorso di integrazione della propria identità personale, dove la vita emotiva diventi rinarrabile a sé e condivisibile con gli altri, attraverso una risintonizzazione con la percezione del mondo e un riequilibrio di sé con il mondo. Il terapeuta accompagna il paziente verso una maggiore comprensione dei suoi meccanismi di funzionamento, rispettandone i ritmi, i tempi e le modalità. L’incontro con il terapeuta diventa metafora di incontro con il mondo ed esperienza diretta della possibilità di recuperare potere contrattuale nella definizione del senso della propria identità e della propria storia.

La psicoterapia è orientata a favorire la presa di coscienza del cambiamento e ad aumentare il sentimento di efficacia personale. Fondamentale diventa leggere l’esigenza di nuovi adattamenti perché il cambiamento acquisisca un significato evolutivo in modo da “fornire risposte sempre nuove e modulate di fronte a realtà in continuo divenire”.

La Dott.ssa Barberis, psicologo a Messina, si occupa in particolare delle seguenti problematiche: Abuso, anoressia, ansia, attacchi di panico, bulimia, depressione, difficoltà legate allo sviluppo dell’identità personale, difficoltà relazionali, dipendenza affettiva, disturbi di personalità, elaborazione del lutto, fobie, ipocondria, ludopatia, nevrosi, problematiche di coppia, stress, trauma psicologico.

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Come pulire il computer in ufficio

Per pulizia del computer molto spesso si intende la sola scansione del pc, l’ eventuale rimozione di virus, malware ecc.. che possono danneggiare i computers, dimenticando l’ altrettanta indispensabile pulizia, nel senso stretto del termine delle superfici hardware del pc, sia per motivazioni di natura igienica, ma anche funzionali.

Sia che si tratti di un PC fisso che di uno portatile, dovrete chiaramente spolverarlo ogni giorno aiutandovi con un morbido panno in microfibra pulito, poi un paio di volte a settimana invece vi dedicherete ad una pulizia più approfondita, tale da rimuovere anche delle eventuali macchie presenti.

Molto spesso si ha paura di danneggiare questi dispositivi, limitandosi ad una spolveratina superficiale. Ecco come pulire il computer senza rischiare di rovinarlo:

Prima di rimboccarti le maniche e fare piazza pulita di tutto lo sporco che attanaglia il tuo computer, fuori e dentro, e i suoi fedeli accessori, bisogna organizzarsi. Procurati quindi un cacciavite, una bomboletta di aria compressa, bastoncini cotonati, alcol denaturato, detergente delicato, panni in fibra (che non lasciano pelucchi), acqua e, se sei un tipo previdente, anche degli occhiali di sicurezza.

Per prima cosa spegni il computer e staccalo dalla corrente.

Si tratta di imbibire un panno in microfibra di una soluzione ottenuta con una parte di aceto di vino bianco ed una parte d’ acqua, poi strizzatelo e passatelo con cura su tutte le superfici del pc, insistendo particolarmente sul monitor, ovvero la parte solitamente più delicata ed esposta alle macchie, dopo aver strofinato il panno con delicatezza, con un altro panno asciutto andrete a rimuovere ogni traccia di umido.

Per quanto riguarda quelle zone difficili da pulire come la tastiera, il retro del pc e la zona laterale, dove molto spesso dalla griglia, notiamo fuoriuscire degli orribili gomitoli di polvere soprattutto se tenete il pc a terra, possiamo utilizzare dei piccoli aspirapolveri per pc, oppure una bomboletta ad aria compressa, che ci permetteranno di raggiungere anche i punti più nascosti e sporchi del pc con estrema facilità.

Se lo sporco persiste, è arrivato il momento di smontare il tuo PC. Ogni produttore adotta un suo sistema di apertura/chiusura alcuni con manopole, altri con le care vecchie viti, altri ancora a incastro. Aprire un notebook è più complicato. Ruotalo, appoggialo su una superficie stabile, e rimuovi la batteria. Svita poi le restanti viti, di solito a stella, e rimuovi con molta attenzione i vari pannelli. Metti poi tutto in un posto sicuro per non rischiare di perderle.

Adesso che hai smontato e hai accesso all’interno del case, cerca di stare alla larga da cavi e cavetti. L’obiettivo è eliminare però tutta la polvere e la lanugine che si annida all’interno. Per rimuoverle puoi usare la bomboletta di aria compressa per spingerla fuori, brevi getti e a una certa distanza per non rovinare i circuiti interni, e le pinzette per recuperare eventuali “ciuffi” ribelli. Presta, inoltre, grande attenzione alle ventole e alla grata che sono gli elementi di solito più sporchi. Usa i bastoncini cotonati per pulirli bene.

Già che ci sei, dai anche una pulitina ai pannelli con del detergente non troppo aggressivo e asciuga bene tutto. Usa invece un tampone di cotone imbevuto di alcol denaturato per pulire tutte le aperture sulla parte esterna del case. Rimonta tutto. È consigliabile pulire il telaio, dentro e fuori, almeno ogni sei/otto mesi.

Poi se trovate qualche macchia sui tasti o sul mouse, potrete utilizzare le apposite gomme cosiddette magiche , dopo averle inumidite, per una rimozione semplice ed efficace dello sporco.

La missione di Cleaning Farm, impresa di pulizie Milano, è quella fornire al cliente servizi integrati di pulizia in azienda in maniera completamente affidabile, professionale e compatibile con l’ambiente.

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Come eliminare la muffa dalla casa

Che cos’è la muffa? La muffa è un fungo che cresce in luoghi umidi, come cantine e bagni, ma anche in cucine ed altre stanze in cui si accumuli l’umidità.

La presenza della muffa può anche manifestare l’esistenza di infiltrazioni d’acqua o di umidità da condensa. Il vapore acqueo, infatti, a contatto con superfici fredde, ricrea l’ambiente ideale per il proliferare di questo fungo. Le sue spore possono causare, tra l’altro, problemi respiratori e allergie.

Rimuovere in modo definitivo i batteri che si creano in presenza di batteri è umidità è un’operazione molto importante sia per la nostra salute, sia per l’impatto estetica della nostra casa.

Di solito ci si accorge delle infiltrazioni quando compare il danno (macchie scure, aloni su pareti e soffitti o scrostamento) è importante risolvere il problema alla radice il prima possibile, poi attendere 3 o 4 settimane prima di poter procedere al ripristino delle opere murarie.

I metodi di risanamento principali sono:

Aerazione preventiva: consiste nel creare dei veri e propri “canali di scolo” che permettono all’umidità in eccesso di trovare una via d’uscita senza intaccare i muri. I limiti di questa soluzione sono che non è una soluzione permanente al problema perché non arrestano la risalita dell’acqua.

Barriere fisiche o chimiche: consistono nell’iniezione di materiali intasanti o sostanze idrorepellenti sotto il livello del solaio. Dove applicabile, costituisce un medoto soddisfacente efficace.

Elettrosmosi attiva: è possibile effettuare questa soluzione solo nel caso in cui l’acqua crei una particolare situazione creando un campo elettrico naturale che verrà quindi contrastata con degli elettrodi inseriti nel muro per creare un campo elettrico opposto che impedirà all’acqua di risalire. Questa soluzione ha costi iniziali abbastanza alti che si azzerano con il passare dei primi mesi.

Se invece desideri eliminare la muffa da superfici non porose, come ad esempio vetri e piastrelle, questi sono dei semplici metodi per farlo:

Borace: Funziona sulle superfici non porose, come le piastrelle e il vetro, ma anche sul legno e su altri materiali porosi (a patto che non siano stati danneggiati troppo dall’umidità).

Aceto bianco: Non diluirlo se lo applichi sulla muffa più resistente. Usa una soluzione di aceto e acqua in parti uguali per pulire le superfici leggermente ammuffite. L’aceto è un’ottima soluzione per eliminare la muffa da qualsiasi tipo di superficie, compresa la moquette e il legno.

Bicarbonato: Questo è un altro metodo efficace e completamente naturale che si può usare sia sulle superfici porose che su quelle non porose.

Ammoniaca: È molto efficace contro la muffa, ma si tratta di un prodotto tossico che va usato in piccole dosi. Usa l’ammoniaca soltanto per uccidere la muffa più resistente sul vetro e sulle piastrelle. Non funziona sul legno e altre superfici porose.

Candeggina: È un metodo molto efficace per eliminare la muffa dalle superfici non porose come le piastrelle e il vetro. Usala soltanto se non ti importa di danneggiare le superfici. La candeggina emette fumi tossici, quindi assicurati che l’ambiente sia ben ventilato.

Cerchi una colf a Milano? Contatta Cleaning Farm per la pulizia professionale di abitazioni, appartamenti e ville.

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Breve storia di Giuseppe Verdi

Giuseppe Verdi fu un compositore italiano che esordì da operista alla Scala di Milano nel 1839 con Oberto conte di San Bonifacio e si consacrò nel 1842 con il trionfo del Nabucco.

Le sue opere sono ancora oggi tra le più conosciute ed eseguite, in particolare la cosiddetta “trilogia popolare”: Rigoletto, Il trovatore e La traviata. Tra gli appassionati di opera lirica i dischi in vinile di questa trilogia sono ancora ricercatissimi.

Nacque a Roncole, vicino a Busseto nel Ducato di Parma, il 10 ottobre 1813 da una famiglia umile: i suoi genitori lavoravano in una osteria di campagna. Quando era ancora un bambino, un droghiere, grossista di suo padre, Antonio Barezzi, amante della musica e presidente della Filarmonica di Busseto, si accorse che il piccolo Giuseppe aveva un talento particolare per la musica e gli pagò le prime lezioni private affinché questo talento fosse sviluppato.

Verdi decise di presentarsi al Conservatorio di Milano ma non riuscì tuttavia a superare l’esame di ammissione. Verdi aveva 19 anni; non si dette per vinto e grazie ad una borsa di studio del Monte di Pietà di Busseto, oltre all’aiuto economico di Barezzi, cominciò ad entrare nel mondo della Scala: prima attraverso le lezioni private del cembalista Vincenzo Lavigna, e poi assistendo alle rappresentazioni.

Nel 1836 vinse il concorso di maestro di musica del comune di Busseto e lo stesso anno sposò la figlia del suo benefattore, Margherita Barezzi, da cui ebbe due figli: Virginia e Icilio.

Nabucco segnò l’inizio di una folgorante carriera. Per quasi dieci anni Verdi scrisse mediamente un’opera all’anno, da I Lombardi alla prima crociata a La battaglia di Legnano, passando per I due Foscari, Giovanna d’Arco, Alzira, Attila, Il corsaro, I masnadieri, Ernani e Macbeth. Furono creazioni generalmente di successo rappresentate in molti teatri italiani ed europei, ma composte spesso su commissione, con ritmi di lavoro talvolta massacranti.

Dopo il successo degli allestimenti di Nabucco a Venezia (con venticinque repliche nella stagione 1842/43), Verdi avviò trattative con l’impresario della Fenice per mettere in scena I Lombardi e per scrivere una nuova opera: l’Ernani.

La vicenda, ricca di colpi di scena e incentrata su un triplice amore, diede la possibilità a Verdi di approfondire la caratterizzazione di alcuni personaggi dal punto di vista drammaturgico e di iniziare ad affrancarsi dall’ingombrante influsso dei grandi compositori italiani dei primi decenni dell’Ottocento: Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti. L’opera fu premiata da un largo successo, ed in sei mesi fu replicata in altri venti teatri italiani, nonché a Vienna.

Dopo un periodo di malattia, Verdi iniziò a lavorare su Macbeth nel settembre 1846. Macbeth, presentata al Teatro La Pergola di Firenze nel 1847, è con ogni probabilità il capolavoro giovanile di Verdi.

In pochissimo tempo l’opera fu pronta e fu un trionfo (1842). Il coro del Nabucco ebbe un successo strepitoso e veniva cantato e suonato perfino per le strade. Nel frattempo Verdi aveva conosciuto due donne importantissime nella sua vita: la soprano Giuseppina Strepponi, che sarebbe diventata la sua compagna e poi la sua seconda moglie, e la contessa Clarina Maffei, un’amica carissima grazie alla quale poté entrare nei salotti milanesi.

Negli ultimi decenni l’opera è stata sottoposta a un intenso processo di rivalorizzazione, anche se generalmente viene rappresentata nella sua veste definitiva del 1865, riveduta e ampliata dal compositore bussetano. L’opera, dalle potenti connotazioni drammatiche, si differenzia dalle precedenti per un maggiore approfondimento psicologico dei protagonisti della tragedia (Macbeth e Lady Macbeth), preannunciando, col suo debordante lirismo, la trilogia popolare di un Verdi entrato nella sua piena maturità espressiva.

L’opera successiva al Nabucco, I Lombardi alla Prima Crociata, fu un altro successo, sebbene duramente censurato dal governo austriaco, poiché, insieme al Nabucco, era stato rivisitato in chiave patriottica dagli italiani che volevano la libertà dall’impero asburgico.

Dopo Giovanna d’Arco, Verdi si allontanò dalla Scala e da Milano: si recò prima a Parigi e nel 1849 tornò a Busseto insieme a Giuseppina, divenuta ormai la sua compagna. Molte voci girarono su questo rapporto e sulla convivenza dei due, ufficializzata con il matrimonio solo nel 1859. In questi anni Verdi scrisse la cosiddetta trilogia popolare: Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata.

Nel 1869, con La forza del destino, Verdi segnò il suo ritorno alla Scala, da cui non si allontanò mai più; strinse inoltre un’intensa amicizia con Teresa Stolz, trasformatasi ben presto in qualcosa di più: il soprano boemo fu la prima e più grande interprete dell’Aida (1872).

Nel 1893, Verdi dette l’addio al teatro con la sua unica opera comica, il Falstaff; quattro anni dopo morì la Strepponi, e Verdi passò gli ultimi anni della sua vita all’Hotel de Milan, dove morì il 27 gennaio 1901.

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Macchine utensili: il tornio

Il tornio è una macchina utensile impiegata per ottenere superfici di rivoluzione o superfici elicoidali, grazie al moto di lavoro rotatorio uniforme impresso all’oggetto e al moto di avanzamento traslatorio uniforme comunicato all’utensile che opera sull’oggetto per l’asportazione del truciolo.

I principali tipi di tornio sono distinti secondo la seguente classificazione: paralleli, verticali, a torretta girevole e a copiare.

Tornio parallelo

La lavorazione fondamentale al tornio parallelo consiste nella realizzazione di solidi di rivoluzione, cioè di superfici in cui tutte le sezioni perpendicolari all’asse principale hanno forma circolare; in particolare, si possono eseguire superfici cilindriche e coniche, fori, alesature, sfacciature, filettature, torniture sferiche, a sagoma ecc.

Il tornio parallelo si può considerare costituito dalle seguenti parti essenziali:

– un banco o bancale che ha la funzione di sostenere tute le altre parti e guidare gli spostamenti del carrello e della contropunta.
– una testa motrice.
– una controtesta, mobile sia longitudinalmente che trasversalmente che porta la contropunta.
– Un carrello comprendente i meccanismi per gli spostamenti dell’utensile.

Tornio verticale

Poiché talvolta è necessario lavorare o rettificare pezzi di grandi dimensioni e di relativo grande peso, non è conveniente che questi siano fissati come si farebbe su di un tornio parallelo. Il loro peso infatti creerebbe grossi problemi per la loro adeguata ritenzione sul mandrino. Si preferisce quindi far ruotare il pezzo attorno ad un asse verticale. Il mandrino (spesso largo molti metri) giace quindi su di un piano orizzontale e l’utensile per la lavorazione si muove su di una guida verticale.

Il tornio verticale funziona come un tornio parallelo ruotato di novanta gradi. Generalmente, data la natura dei pezzi da lavorare (larghi e bassi), non è necessario l’uso della contropunta.

Tornio a torretta

Funziona nei suoi principi generali come un normale tornio parallelo. Poiché però durante la lavorazione di alcuni pezzi (specialmente se molti e di forma complessa) è necessario cambiare spesso l’utensile con un altro di forma e dimensioni più adatte, con questa macchina tale lavoro è semplificato, poiché i vari utensili necessari vengono montati in precedenza su di una torretta girevole detta “revolver” in modo da poter essere usati nella dovuta sequenza senza prolungate soste nel lavoro.

La torretta è comandata di solito da un grosso volante laterale o da un comando a stella provvisto di leve. La contropunta generalmente non è presente in quanto questa macchina è destinata alla lavorazione di pezzi corti.

Tornio a copiare

Questo tipo di tornio serve alla produzione di vari pezzi identici tra di loro ed identici ad un prototipo lavorato in precedenza,come ad esempio cavallucci volanti. Vi è un particolare meccanismo in grado, durante la lavorazione, di muovere l’utensile secondo un percorso corrispondente al profilo del prototipo in modo da riprodurne esattamente la fattezze.

Il prototipo viene fissato in una sede ed è percorso sul profilo da un sensore meccanico o idraulico che trasmette il suo stesso moto a quello degli elementi del carrello e quindi all’utensile su di esso montato. È di particolare utilità per l’esecuzione di pezzi dal profilo stondato come, ad esempio, maniglie, pomelli ed altro. È anche molto usato nella lavorazione del legno per fabbricare zampe da sedia o tavolo o altri pezzi analoghi.

L’Utensileria Revelli è specializzata nella distribuzione di utensileria meccanica, macchine utensili, articoli tecnici professionali e per l’hobbista piu’ esigente.

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Come vengono classificati gli incendi

Le cause che possono provocare un incendio sono molto varie. A cause naturali, quali autocombustione e fulmini, si possono aggiungere difetti di funzionamento degli impianti (energia elettrica, gas) o di macchine a motore, e cause propriamente umane di disattenzione, imprudenza o dolo.

La classificazione degli incendi è definita dall’Allegato V del DM 10/03/1998, dove al punto 5.1, riporta la “classificazione degli incendi”, ai fini del presente decreto, gli incendi sono classificati come segue:

Incendi di classe A: incendi di materiali solidi, usualmente di natura organica, che portano alla formazione di braci;
Incendi di classe B: incendi di materiali liquidi o solidi liquefacibili, quali petrolio, paraffina, vernici, oli, grassi, ecc.;
Incendi di classe C: incendi di gas;
Incendi di classe D: incendi di sostanze metalliche.

INCENDI DI CLASSE A

L’acqua, la schiuma e la polvere sono le sostanze estinguenti più comunemente utilizzate per tali incendi. Le attrezzature utilizzanti gli estinguenti citati sono estintori, naspi, idranti, od altri impianti di estinzione ad acqua.

INCENDI DI CLASSE B

Per questo tipo di incendi gli estinguenti più comunemente utilizzati sono costituiti da schiuma, polvere e anidride carbonica. È controindicato l’uso di acqua a getto pieno ma non a getto frazionato o nebulizzato.

INCENDI DI CLASSE C

Questi fuochi sono caratterizzati da una fiamma alta ad alta temperatura, la fiamma non si dovrebbe spegnere ma bisognerebbe raggiungere la valvola a monte e chiuderla per evitare che uno spegnimento continui a rilasciare gas altamente infiammabile nell’ambiente con conseguenze devastanti in ambienti chiusi (esplosione).

L’intervento principale contro tali incendi è quello di bloccare il flusso di gas chiudendo la valvola di intercettazione o otturando la falla. A tale proposito si richiama il fatto che, esiste il rischio di esplosione se un incendio di gas viene estinto prima di intercettare il flusso del gas.

INCENDI DI CLASSE D

Questi fuochi sono particolarmente difficili da estinguere data la loro altissima temperatura e richiedono personale addestrato e agenti estinguenti speciali. Nessuno degli estinguenti normalmente utilizzati per gli incendi di classe A e B è idoneo per incendi di sostanze metalliche che bruciano (alluminio, magnesio, potassio, sodio). In tali incendi occorre utilizzare delle polveri speciali ed operare con personale particolarmente addestrato.

I corsi addetti antincendio Milano di Secogest sono indirizzati a tutti i Datori di lavoro o i lavoratori designati e incaricati di attuare sia le misure di prevenzione incendi che quelle di lotta antincendio e di gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro.

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Il trattamento delle acque reflue

Che cosa sono le acque reflue? Le acque reflue (dette anche acque di scarico) sono tutte quelle acque la cui qualità è stata pregiudicata dall’azione antropica dopo il loro utilizzo in attività domestiche, industriali e agricole, diventando quindi inidonee a un loro uso diretto in quanto contaminate da diverse tipologie di sostanze organiche e inorganiche pericolose per la salute e per l’ambiente.

Per questo motivo non possono essere reimmesse nell’ambiente poiché il terreno, il mare, i fiumi e i laghi non sono in grado di ricevere una quantità di sostanze inquinanti superiore alla propria capacità autodepurativa senza vedere compromessi normali equilibri dell’ecosistema.

Il trattamento di depurazione dei liquami urbani consiste in una successione di più fasi (o processi) durante i quali, dall’acqua reflua vengono rimosse le sostanze indesiderate, che vengono concentrate sotto forma di fanghi, dando luogo a un effluente finale di qualità tale da risultare compatibile con la capacità autodepurativa del corpo ricettore (terreno, lago, fiume o mare mediante condotta sottomarina o in battigia) prescelto per lo sversamento, senza che questo ne possa subire danni (ad esempio dal punto di vista dell’ecosistema a esso afferente).

I principali sistemi di trattamento delle acque reflue , in uso ancora oggi laddove non ci sia collegamento con la rete fognaria o il depuratore, sono il pozzo nero, la fossa settica e la fossa Imhoff.

La fossa biologica

La fossa biologica o fossa settica convenzionale è una fognatura di tipo statico, che viene di norma utilizzata nel caso di condomini e gruppi di case isolati e in generale di tutte quelle utenze non servite dalla fognatura dinamica.

Spesso l’effluente può essere oggetto di un trattamento secondario, a mezzo ad esempio di subirrigazione, di fitodepurazione, di trincea drenante.

Tale metodo garantisce un ulteriore abbattimento del carico organico attraverso le capacità depurative (meccaniche, chimiche e biologiche) del recapito finale (terreno, ambiente lacustre, ecc.).

La fossa settica è apparsa per la prima volta in Francia nel 1871 grazie al suo ideatore Jean Louis Mourras. Si tratta di un serbatoio sotterraneo con dimensioni tali da consentire la stagnazione del refluo per un adeguato periodo di tempo, tale da far affondare i sedimenti solidi e separarli dall’acqua. Queste fosse non contengono elementi chimici né biologici per dissolvere i solidi, che degradano naturalmente nel serbatoio.

Il pozzo nero

E’ importante non confondere la fossa biologica con il pozzo nero.

Il pozzo nero è un sistema rudimentale usato per la depurazione dei reflui. Si tratta sostanzialmente di una grossa buca destinata alla raccolta delle deiezioni dotata soltanto della condotta di afflusso: i liquami si disperdono nel terreno mentre la parte solida si accumula. Il pozzo nero ha quindi la necessità di essere svuotato con regolare periodicità poiché, una volta riempito, non è assolutamente più in grado di raccogliere ulteriori liquami.

La fossa Imhoff

La fossa Imhoff depura direttamente i vari liquami, di modo da renderne possibile la loro dispersione nei terreni in assenza di rete fognaria attraverso il drenaggio nel terreno, sebbene non risponda interamente alla DL 152/06 testo unico ambientale parte iii sulla tutela ambiente, che impone a valle della fossa d’installare sistemi di trattamento e di depurazione secondari come un depuratore a fanghi attivi, o un depuratore a filtro percolatore o altri impianti di depurazione secondari ritenuti appropriati dalla legge.

Questa fossa lavora mediante un sistema di subirrigazione, ovvero disperde nel sottosuolo le acque reflue che vengono depurate mediante digestione anaerobica, e drenate nel terreno.

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Tipologie di circuito stampato

I circuiti stampati sono supporti utilizzati per interconnettere tra di loro i vari componenti elettronici di un circuito tramite piste conduttive incise su di un materiale non conduttivo.

La tecnica del circuito stampato,  anche detto PCB (Printede Circuit Board), è una delle più usate nella realizzazione dei circuiti elettronici. In essa i componenti vengono fissati su una piastra (board) di materiale isolante, il collegamento dei componenti viene realizzato mediante strisce di rame (piste) incollate alla piastra e le connessioni fra piste e reofori è ottenuta mediante saldatura.

La scelta di un buon materiale per un circuito stampato sia per applicazioni a radiofrequenza sia nel campo lighting, è generalmente un compromesso tra costo e prestazioni. Molti parametri entrano in gioco per la valutazione e scelta di un materiale, in particolare: integrità del segnale, immunità al rumore, dissipazione di calore.

La costante dielettrica è un punto di partenza per molti processi di selezione relativamente ai materiali PCB, così come il coefficiente di espansione termica (CTE) e il fattore di dissipazione (Df). Una buona integrità del segnale permette di valutare anche una serie di fattori quali EMC, requisiti di compatibilità elettromagnetica, e EMI, requisiti di interferenze elettromagnetiche.

La scelta dei materiali garantisce una perfetta soluzione per limitare il rumore di diafonia e nello stesso tempo le perdite che possono compromettere il funzionamento del sistema.

L’elemento base del circuito stampato è la basetta o piastra, di spessore di 1,58 mm, nella quale compaiono tre tipi di materiale: il supporto isolante, il collante, il foglio di rame(di spessore di 35 µm).

Lo strato di rame viene ridotto in sottili strisce denominate piste che servono a realizzare i collegamenti fra i vari componenti del circuito.

A seconda del tipo di substrato e di processo produttivo, il circuito stampato può essere definito meccanicamente: rigido, flessibile, rigido-flessibile.

A seconda del numero degli strati conduttivi presenti nel circuito stampato il processo produttivo diventa progressivamente più complesso e costoso. In base alla complessità tecnologica, proporzionale al numero di strati, si parla di:

  • PCB monofaccia (in cui tutte le piste vengono realizzate su una sola superficie ( faccia) della basetta. La superficie delle piste viene detta lato rame (o lato saldature), mentre l’altra sulla quale vengono posti i componenti viene denominata lato componenti.
  • PCB doppiafaccia (in cui le piste sono realizzate su entrambe le facce della basetta e le connessioni tra i due lati vengono realizzati mediante fori passanti nei quali viene depositato del materiale conduttore).
  • PCB multistrato (le piste vengono realizzati su più strati collegati tra di loro tramite fori passanti).

PJSTP srl produce circuiti stampati online per qualsiasi tipo di utilizzo in campo elettronico. L’azienda torinese è in grado di fornire un’assistenza completa che include la progettazione del master, la produzione del circuito stampato e il successivo montaggio.

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Quando regalare l’anello di fidanzamento

Un tempo i rituali prevedevano che l’uomo regalasse alla donna l’anello di fidanzamento a un anno esatto dalla data delle nozze. Con l’anello si avanzava la proposta di matrimonio, sperando che l’amata accordasse il suo sì. Questa usanza ormai si è scolorita, e le coppie che donano l’anello di fidanzamento precisamente un anno prima delle nozze sono sensibilmente diminuite.

Nei tempi passati, il Galateo imponeva che il fidanzato si presentasse a chiedere la mano della sua innamorata al padre di lei l’anno precedente le nozze; era in questa occasione che l’innamorato infilava l’anello all’anulare sinistro della fidanzata in segno di promessa.

Regalare un anello di fidanzamento oggi significa più semplicemente, ma non meno responsabilmente, dichiarare il proprio fortissimo legame con l’altra persona. Per esprimere l’amore indissolubile che ci lega alla nostra donna si cerca qualcosa di altrettanto prezioso, unico e duraturo come un anello, che, volendo, accompagni l’amata nei suoi gesti quotidianamente.

Non esiste più il momento giusto per convenzione, ognuno ascolterà il suo cuore e si chiederà: “Voglio trascorrere il resto della mia vita accanto a questa persona?”. Se la risposta è “Sì!”, il momento giusto è arrivato. Siete pronti per regalare l’anello di fidanzamento indipendentemente da future proposte di matrimonio.

Detto questo, vediamo il significato anche delle pietre poste sull’anello. Il diamante e’ per sempre, si sa, ma per l’anello di fidanzamento si possono considerare anche altre gemme. E ciascuna di esse ha per tradizione un significato ben preciso:

Diamante: eternità
Rubino: passione
Zaffiro: fedeltà
Smeraldo: speranza

Quando è il momento giusto per regalare l’anello di fidanzamento?

L’anello di fidanzamento va donato al vostro amore solo quando siete sicuri dei vostri sentimenti, se avete anche solo qualche piccola remora probabilmente è meglio aspettare.

L’anello va donato quando siete pronti per il matrimonio, non possono passare 3 – 5 anni dall’anello alle nozze, diciamo pure che in media un anno è il tempo giusto, anche per questioni organizzative.
Si può chiedere la mano del proprio amore se siete molto innamorati e c’è un figlio in arrivo, può essere un gesto molto dolce per far sentire la donna più sicura.

Il matrimonio è un passo importante e la proposta va fatta non solo quando voi siete sicuri ma anche quando lo è chi vi sta accanto, rispettare i tempi dell’altro è la prima forma di amore.

La tradizione vuole che il fidanzato inviti a cena, oppure a pranzo, la sua futura sposa cercando un luogo dall’atmosfera intima e riservata. Prima dell’incontro lui le farà recapitare dei fiori bianchi, sono consigliate le rose. Una volta accettata la proposta, la ragazza indosserà l’anello di fidanzamento all’anulare sinistro fino al giorno del matrimonio, che verrà stabilito insieme dai futuri sposi.

Piazza Navona Sposi è un atelier di abiti da sposa Cosenza unici, selezionati con estrema cura tra le collezioni dei marchi più prestigiosi. Un ambiente grande e accogliente, dove gli sposi troveranno abiti da sposa e da sposo unici, selezionati con estrema cura tra le collezioni dei marchi più prestigiosi e dove il nostro team segue i futuri sposi nella scelta dell’abito, con estrema riservatezza e massima professionalità.

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Turismo a Milano: 5 luoghi da visitare

Milano è una città italiana con oltre 1 milione di abitanti, capoluogo dell’omonima città metropolitana e della regione Lombardia, e centro di una delle più popolose aree metropolitane d’Europa. A Milano il turismo ha mille volti. Regno della moda con le sfilate della Fashion Week e le vie dello shopping, tra cui Montenapoleone, e capitale del design con il Salone del Mobile, Milano piace anche al turismo giovane e a chi cerca divertimento per la sera nei locali di Corso Como e Arco della Pace.

Ecco 5 luoghi assolutamente da non perdere nel capoluogo lombardo:

Il Duomo di Milano

I lavori per il Duomo di Milano cominciarono nel 1386 e favorirono la nascita di un monumento stupendo, dotato di meravigliose vetrate e di bellissime decorazioni scolpite. Questa maestosa struttura è la testimonianza più significativa di architettura gotica, che non lascia spazio ad alcun dubbio: è l’unica in cui si fondono caratteri nordici ed elementi lombardi. La bellezza del Duomo è completata dalla guglia maggiore dove troneggia la celebre Madonnina, statua di rame dorato, alta ben 4 metri.

La Pinacoteca di Brera

Quando Milano fu proclamata capitale del Regno Italico da Napoleone, a Brera arrivarono i quadri espropriati alle chiese e agli aristocratici (quelli non portati a Parigi). La Pinacoteca di Brera, quindi, si differenzia quindi dagli altri prestigiosi musei italiani perché non ha origine dal collezionismo privato dell’aristocrazia e dei principi, ma da quello di Stato e politico. Ricchissima la collezione con alcune delle opere più famose del mondo: dalla Cena in Emmaus di Caravaggio al Cristo Morto di Mantegna, dalla Pala Brera di Piero della Francesca allo Sposalizio della Vergine di Raffaello. Accanto a queste opere famose ce ne sono molte altre, eccezionali anche se meno conosciute. Uno dei simboli di Brera è il quadro del Romanticismo per eccellenza: il Bacio di Hayez. La collezione arriva fino al ‘900 con opere di Braque, Modigliani, Picasso, Morandi, De Chirico e molti altri.

Il Cenacolo di Leonardo da Vinci

Il geniale Leonardo eseguì questo capolavoro a “secco“, invece che con la tecnica ad affresco usata di solito per le pitture a muro. Purtroppo nel corso del tempo, a causa delle condizioni ambientali e degli eventi storici, l’opera ha subito dei pesanti deterioramenti e si riesce a vedere solo in parte. Numerose sono state le opere di restauro sull’Ultima Cena, e in particolar modo quella del 1999 ha restituito al dipinto i suoi colori originali e ha rimosso gli interventi precedenti di pittura. Per evitare che il dipinto possa ancora essere danneggiato, è conservato in particolari condizioni ambientali, determinate dal trattamento dell’aria, ed è visitabile soltanto da gruppi di massimo 25 visitatori per volta, ogni 15 minuti.

I Navigli

Il sistema dei Navigli nasce con l’ambizioso progetto di collegare Milano con il Lago di Como, l’Adda, il Lago Maggiore e il Po, arrivando nel nord Europa e poi fino al mare. La storia dei Navigli comincia nella seconda metà del XII secolo, con la costruzione del primo tratto navigabile. Il primo canale, il Ticinello, venne inaugurato nel 1179, e con i suoi ben 50 chilometri di lunghezza, diede il via all’edificazione del Naviglio grande. Nel 1457 Francesco Sforza affidò a Bertola da Novate la costruzione del Naviglio della Martesana ma fu con Ludovico il Moro che si ebbe la vera svolta. E quale genio poteva completare un’opera idraulica così complessa se non Leonardo Da Vinci? Con un geniale sistema di chiuse, Leonardo da Vinci riuscì a collegare Milano con il Lago di Como.

Il Castello Sforzesco

Il Castello Sforzesco accompagna da 750 anni anni la storia di Milano e ne è stato luogo determinante in molte occasioni. La prima costruzione fu voluta da Galeazzo II ma fu Francesco Sforza (da cui il nome), a dargli la forma attuale. Il Castello Sforzesco è ricco di musei: al piano terreno della Corte Ducale c’è il Museo d’Arte Antica, al primo piano la raccolta dei mobili e la Pinacoteca, al primo e secondo piano della Rocchetta ci sono le raccolte d’Arte Applicata e il Museo degli Strumenti Musicali, nel sotterraneo della Corte Ducale ci sono il Museo della Preistoria e Protostoria e il Museo Egizio. Il Castello contiene alcuni capolavori dell’arte italiana: la Pietà Rondanini di Michelangelo, gli affreschi di Leonardo nella VIII sala del Museo d’Arte Antica, la Madonna in gloria e santi Giovanni Battista, Gregorio Magno, Benedetto e Gerolamo del Mantegna nella Pinacoteca e lo straordinario ciclo di arazzi raffiguranti i dodici mesi del Bramantino, nella Sala della Balla.

Padana Emmedue, lavanderia industriale Milano con oltre 50 anni di esperienza, è in grado di offrire un servizio puntuale, 7 giorni su 7, per hotel, centri benessere e ristoranti delle province di Brescia, Verona, Bergamo, Milano, Mantova e Piacenza.

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In vacanza in un centro benessere

Quando si parla di benessere è necessario considerare due aspetti, quello fisico e quello mentale, che interagiscono tra loro e sono complementari. Anticamente il benessere era considerato più che altro come assenza di malattia, oggi invece questo concetto si è ampliato, fino a ricomprendere elementi sociali e spirituali che incidono sulla qualità della vita.

La prima cosa da fare è cercare il centro benessere più vicino a noi per godere a pieno di trattamenti estetici che ci facciano sentire “al centro” di noi stessi. Anche la nostra vita sociale ne trarrà giovamento.

I moderni centri benessere (anche detti spa o beauty farm) offrono una serie di servizi e trattamenti. C’è solo l’imbarazzo della scelta. I frequentatori di questi centri sono davvero tanti, e di età diverse. Ultimamente l’Osservatorio Europeo (Commissione Salute) si è espresso sull’importanza sempre più crescente di queste strutture per il raggiungimento di un benessere completo.

Ma quali sono i criteri da tenere in considerazione per scegliere il centro benessere più adatto alle nostre esigenze? Innanzitutto è necessario informarsi sui servizi offerti dai centri benessere, e decidere se sceglierne uno più vicino a casa, o allontanarsi di più.

Si può decidere di fare la vacanza in questo modo, anziché optare per un villaggio turistico o un albergo al mare. Non c’è migliore occasione per rilassarsi e rigenerarsi che frequentare un centro benessere. Le tecniche e i metodi per raggiungere un totale stato di relax sono davvero tanti.

La maggior parte dei centri benessere offre ai propri clienti “pacchetti” (che possono variare da una settimana a 15 giorni), che comprendono una serie di trattamenti di cui si può usufruire durante il soggiorno. Ci sono pacchetti specifici per la cura del corpo, per la cura del viso, o entrambi. All’interno di un centro benessere è possibile effettuare anche lampade solari, cure inalatorie e fanghi. Anche i bagni sono trattamenti molto diffusi. Possiamo sperimentare il bagno thalasso (con le alghe), che serve a disintossicare la pelle e renderla più levigata.

Anche i bagni di fieno e quelli con i minerali sono da provare, poiché la sensazione che procurano è di grande rilassamento e benessere. I bagni aromatici profumati sono indicati per chi vuole sentire la pelle particolarmente pulita e profumata e portare a lungo con sé questa sensazione di benessere. Spesso le spa offrono servizi di consulenza dietetica per chi ne ha bisogno. E si può anche usufruire del centro fitness, in genere una piccola palestra attrezzata all’interno della struttura. In effetti, l’ideale è proprio fare esercizio fisico per poi rilassarsi con un massaggio o una sauna.

Per quanto riguarda i trattamenti termali che possono essere praticati all’interno delle varie strutture e che sono rivolti naturalmente al benessere complessivo della persona si possono classificare in quattro gruppi, cercando di raggruppare le diverse pratiche in base ad una logica: tuttavia molti trattamenti potrebbero rientrare nell’uno o nell’altro gruppo.

Padana Emmedue, lavanderia industriale con oltre 50 anni di esperienza, è in grado di offrire un servizio puntuale, 7 giorni su 7, per i centri benessere delle province di Brescia, Verona, Bergamo, Milano, Mantova e Piacenza.

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Classificazione delle vernici per legno

La vernice per legno può essere classificata innanzitutto in base alla formulazione e in base al supporto su cui viene applicata.

Classificazione delle vernici in base alla formulazione:

– Vernice per legno a base acqua;
– Vernice per legno a base solvente.

I prodotti vernicianti a base di acqua contengono comunque una percentuale di solvente, ammessa anche dalla normativa nazionale, in recepimento di una direttiva comunitaria, finalizzata a limitare le emissioni inquinanti di composti organici volatili.

Indicativamente all’acqua vengono aggiunti dal 15 al 30% di solventi organici, a differenza delle vernici “classiche” che ne contengono dal 50 al 70%.

Classificazione delle vernici in base al supporto su cui viene applicata:

– Vernicie per legno per interno (arredo, parquet, pavimentazioni, scale, travi sottotetto, etc.);
– Vernice per legno per esterno (infissi, rivestimenti, arredo da giardino).

Un criterio di classificazione delle vernici per legno può prevalere su un altro in base al contesto. Ma come anticipato ne esistono due che esprimono le informazioni principali dei prodotti vernicianti. Per formulazione: vernici ad acqua e vernici a solvente; per supporto: vernici per interno e vernici per esterno, a loro volta distinte in vernici all’acqua per interno, vernici a solvente per interno e vernici all’acqua per esterno e vernici a solvente per esterno.

Questo criterio può essere definito anche criterio tecnologico, poiché si basa sul veicolo o mezzo nel quale il prodotto è sciolto o disperso. Generalmente a questo tipo di classificazione si accompagna anche la specifica: vernice ad alto solido o a basso solido.

È importante inoltre specificare che la classificazione delle pitture:

– se redatta in base al legante della vernice, pone l’accento su quello che caratterizza il prodotto, ovvero, quando si parla di miscele, su quello presente in maggiore quantità;
– se redatta in base ad aspetti cosiddetti applicativi, pone l’accento sullo strumento (vernice a pennello, vernice a spruzzo, vernice a spugna, vernice a straccio) con cui la vernice viene applicata sul legno;
– se redatta in base ad aspetti estetici, pone l’accento sul risultato alla vista e al tatto (vernice effetto cera, vernice mordenzata, vernice trasparente, vernice laccata, vernice pigmentata, smalto, vernice metallizzata, vernice cangiante, vernice effetto naturale, vernice fluò, vernice iridiscente, vernice opaca, vernice brillante).

L’azienda W.I.T. srl investe importanti risorse e dedica particolare attenzione alla ricerca e allo sviluppo di sistemi innovativi e soluzioni tecnologiche da presentare nei nuovi prodotti. L’azienda è in grado di assistere le imprese che impiegano pompe airless per prodotti all’acqua, oltre che apparecchiature elettrostatiche a polvere e a liquido, in bassa e alta pressione.

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La segnaletica orizzontale stradale

Per segnaletica orizzontale si intendono tutte le scritte e le strisce dipinte sulla pavimentazione stradale con lo scopo di regolamentare la circolazione su strada. Quindi faranno parte della segnaletica orizzontale le strisce al centro della carreggiata, quelle di parcheggio, le strisce bianche oblique che individuano un’isola di traffico, la scritta “STOP” situata agli incroci ecc.

Il colore normalmente usato per le indicazioni è variabile a seconda della nazione in cui ci si trova, anche se per la maggior parte viene utilizzato il bianco oppure il giallo (in quanto maggiormente visibili), lasciando l’uso di altri colori per delimitare altri spazi secondari, come il blu nel caso degli stalli adibiti a parcheggio a pagamento.

La segnaletica di colore bianco ha il compito di separare la zona del piano stradale: per esempio, la linea di mezzeria che separa una carreggiata dall’altra. Quando questa linea è ininterrotta, sta a significare il divieto di sorpasso; al contrario, se è tratteggiata il sorpasso è consentito. Inoltre, delimita i lati della strada.

Quando occorra mettere in maggiore evidenza la separazione tra i due sensi di marcia (per esempio nel caso di carreggiata unica con due o più corsie per senso di marcia) può essere utilizzata una striscia continua doppia ed anch’essa non può mai essere oltrepassata. Nel caso invece di due strisce longitudinali affiancate, di cui una continua e l’altra tratteggiata, il conducente deve considerare unicamente quella più vicina alla corsia che sta percorrendo.

Il bianco viene anche utilizzato per indicare gli attraversamenti dei pedoni, i quali vengono dipinti in strisce in prossimità delle quali il veicolo ha l’obbligo di dare la precedenza ai pedoni. Per farle risaltare maggiormente, a volte, vengono disegnate su sfondo rosso o blu.

Un aspetto fondamentale è la segnaletica orizzontale adiacente agli incroci, in quanto sta ad indicare chi ha la precedenza, e in quali direzioni è consentito svoltare attraverso l’uso di frecce.

La segnaletica orizzontale inoltre, assume un ruolo importante soprattutto in condizioni di scarsa visibilità: se vi è la presenza di nebbia o di maltempo, e quindi la vista davanti a sè è limitata, bisogna proseguire seguendo le strisce laterali, o le segnaletiche realizzate appositamente per situazioni del genere, onde evitare di sbagliare strada.

La segnaletica orizzontale determina oltretutto, le piazzolle di sosta, diramazioni e le corsie di variazione della velocità, sempre nel caso in cui le linee sono discontinue.

Per la tracciatura della segnaletica orizzontale e di sicurezza vengono utilizzate delle apposite macchine traccialinee stradali.

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